L'affondo

Commercio, M5S: “Coop o Esselunga? La lite tra partiti uccide i piccoli negozi”

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Liguria. “C’è chi difende gli interessi degli uni, chi gli interessi degli altri. Ma il copione è sempre lo stesso: salvaguardare i colossi della grande distribuzione, a tutto danno di pmi e piccoli commercianti. Quando si toccano gli interessi della casta, il Nazareno al pesto è vivo e lotta insieme a noi. Basta, però, che si passi agli interessi commerciali (i loro) ed ecco che centrodestra e centrosinistra affilano i coltelli, per tutelare amici, sponsor, alleati privati. È accaduto anche oggi, in Commissione, dove si discuteva degli emendamenti proposti dall’assessore Rixi (Lega) al Testo unico sul commercio del 2007”.

Questo il commento di Marco De Ferrari, portavoce del MoVimento 5 Stelle in Regione Liguria, dopo le proposte di modifica avanzate dalla giunta Toti. “In questo modo la Giunta Toti accentrerebbe sulla Regione il potere di dare l’autorizzazione all’insediamento di un ipermercato o un centro commerciale, scavalcando, di fatto, i comuni, a cui fino ad oggi spettava l’ultima parola. Ancora una volta il trucco sta nei nomi: basta eliminare le parole “Struttura Urbana qualificata” e da domani si potrà costruire ipermercati in zone di pregio, infischiandosene del parere dei comuni”.

“E subito il Partito Democratico tuona: “Regalino ad Esselunga”. Che a Genova da anni attende invano di investire, stoppato proprio da vincoli come questo. Verissimo. Ma a bloccare il progetto sono stati per tempo immemore proprio Burlando & C., garantendo così, di fatto, un vero e proprio regime di monopolio (con prezzi fuori mercato) agli amici delle Coop, braccio economico e affaristico, nonché bacino di voti e poltrone per il Partito Democratico. Insomma, siamo di fronte all’ennesima puntata di una battaglia di interessi che nulla hanno a che vedere con quelli dei cittadini e moltissimo con quelli dei partiti”.

“Un esempio, tra i tanti, il tristemente celebre Outlet di Brugnato, inaugurato il 10 aprile 2014 in un’area a rischio esondazione che poco tempo prima era stata allagata dall’alluvione. Grazie al parere favorevole dell’allora Regione Liguria a targa Pd e il benestare del comune di Brugnato, ai tempi in mano alla Lega. Come ha fatto all’epoca la (vecchia) politica ad aggirare i vincoli? Semplice: definendolo un aggregato di piccoli negozi, anziché un unico complesso. Mentre centrodestra e centrosinistra mettono bandierine nella grande distribuzione con aiutini e dispetti ad hoc, cosa si sta facendo a difesa della piccola impresa schiacciata dalla crisi e dalla concorrenza delle catene e dei centri commerciali? Qui c’è bisogno di arrestare e invertire il modello di sviluppo imposto dalla grande distribuzione. Ovunque i grossi punti vendita hanno fatto piazza pulita delle pmi e dei privati commercianti locali, con conseguenze nefaste sui lavoratori privati, sui liberi professionisti e relativi dipendenti”.

“Di questi centri ne abbiamo tanti, troppi. Noi, come MoVimento 5 Stelle, vogliamo, invece, incentivare e tutelare i piccoli commercianti, in una logica di chilometro zero. Non vorremmo che quell'”elemosina” data ai piccoli commercianti dell’entroterra a dicembre risulti, alla fine, vana, se poi accanto a questi si insedierà un nuovo centro commerciale. Da una parte la Regione finge di aiutare i commercianti, dall’altra li distrugge con il solito favore ai grandi gruppi amici. Alla faccia della coerenza. D’altro canto, la strada della liberalizzazione selvaggia era stata già tracciata da Monti nel 2011 con il decreto Salva Italia, e poi proseguita dai successivi governi auto-eletti. Risultato? A tutto il 2014, sono stati bruciati 100mila posti di lavoro, migliaia di PMI stanno chiudendo, con licenziamenti di massa, drastico aumento della precarietà, in quella che è a tutti gli effetti una “guerra tra poveri”. Noi continueremo a dare battaglia a questo modello di sviluppo devastante e fallimentare. Lo faremo chiedendo l’audizione dei soggetti principalmente colpiti, delle associazioni di categoria direttamente interessate e delle unioni sindacali di base. Nessuno deve rimanere indietro”.

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