Vertenza in salita

Atp, tregua ‘armata’ fino all’8 febbraio: “Senza contratto nazionale in busta paga la protesta riprenderà”

I sindacati: "Abbiamo accettato di differire integrativo, ma contratto nazionale va applicato. I sindaci della Provincia si uniscano a noi".

pullman atp

Genova. E’ tregua armata sulla vertenza Atp dopo le 12 ore di trattativa della scorse che settimana conclusasi con un nulla di fatto alle due di notte quando il prefetto di Genova e i sindacati hanno scoperto che la Città metropolitana non aveva a disposizione le risorse per adempiere da febbraio agli aumenti previsti dal contratto nazionale per il trasporto pubblico.

Ieri sera si è svolta l’assemblea dei delegati per decidere come procedere nella trattativa dopo il sindaco della città metropolitana Marco Doria ha fatto sapere che quell’accordo (in cui fra l’altro i sindacati rinunciavano a richiedere da subito il ripristino del 30% del contratto integrativo, accettando il differimento anche fino a giugno) non si poteva firmare perché non c’erano le risorse.

“Ci siamo dati tempo fino all’8 febbraio per vedere se i soldi del contratto nazionale saranno o no nella busta paga dei lavoratori – spiega Antonio Cannavacciuolo Uiltrasporti – e se non ci saranno decideremo con un’assemblea dei lavoratori quali iniziative intraprendere”.

Il percorso, infatti, nonostante la disponibilità dei sindacati a riprendere la trattativa in qualsiasi momento, ricomincia giovedì 21 gennaio con l’avvio delle procedure di raffreddamento a cui seguono 10 giorni per la convocazione delle parti da parte del Prefetto. “Ancora ieri sera abbiamo dimostrato senso di responsabilità – dice Cannavacciuolo riassumendo la posizione comune dei sindacati – ma non vorremmo che il sindaco interpretasse il nostro atteggiamento come un segnale di debolezza, perché non è così, ne che ci fosse una qualche rivalsa nei nostri confronti dopo la vertenza di due anni fa in Amt, perché si tratta di due situazioni molto diverse. Rispetto ad Atp i lavoratori hanno contribuito al salvataggio dell’azienda dal fallimento rinunciano a parte del loro salario, ma il contratto nazionale va applicato”.

Se così non sarà non solo le proteste riprenderanno, ma i lavoratori potrebbero decidere di chiedere il dovuto attraverso un’ingiunzione di pagamento alla città metropolitana.

Per tentare di convincere il sindaco a impegnarsi per reperire la risorse (in prima battuta circa 400 mila euro) per l’applicazione del contratto i sindacati fanno appello anche ai sindaci del levante: “Visto che se le proteste riprenderanno a pagare saranno i tanti cittadini dei comuni, come quelli costieri, che si spostano verso Genova per lavoro, chiediamo anche a loro di unirsi alla nostra richiesta nei confronti della Città metropolitana”.

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