Liguria

Apertura nuove strutture commerciali, i sindacati: “Occorrono regole più chiare”

sciopero cgil cisl uil
Foto d'archivio

Liguria. “Dalla promulgazione del “Decreto salva Italia” ad oggi abbiamo assistito all’esatto contrario di quanto previsto dal provvedimento, soprattutto in merito alle liberalizzazioni”. Lo dicono in una nota le segreterie di Cgil, Cisl e Uil, che si riferiscono in particolare alla completa liberalizzazione che la Regione vorrebbe attuare in merito alla possibilità di aprire nuove superfici commerciali.

“Contestiamo la teoria che il ‘liberi tutti’ porti ad incrementare l’occupazione esistente. Se guardiamo quanto accaduto, sempre grazie alla c.d. legge Bersani, relativamente all’estensione di orari e giornate di apertura domenicali e festive nella nostra regione, queste azioni non hanno portato né all’aumento dell’occupazione né all’acquisizione di maggiori quote di mercato da parte delle imprese. La lunga crisi, che ancora attanaglia il paese e il nostro territorio, ha spinto ad un aumento della competizione basata principalmente sulla compressione dei costi. Le imprese hanno continuato ad utilizzare lo stesso personale esistente con minori ore di lavoro applicate su un arco temporale più lungo, provocando di conseguenza una riduzione del reddito e un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro del personale dipendente in un settore a prevalenza femminile”, prosegue la nota.

Ad avvertire il disagio sono state principalmente le famiglie dei lavoratori del settore, le quali hanno visto la loro capacità di spesa restringersi. “In passato, le aperture di nuove e grandi strutture commerciali sono servite alla ricollocazione del personale espulso dal tessuto produttivo a causa della chiusura o della riorganizzazione delle imprese industriali nella nostra regione. Le nuove aperture hanno quindi svolto il compito dell’ammortizzatore sociale in grado di compensare la riduzione in quel settore. A farne le spese sono stati soprattutto i dipendenti delle piccole attività commerciali spesso costrette alla chiusura. Anche l’attuale legge regionale del commercio non è stata completamente in grado di evitare i problemi esistenti come ipotizzato nella proposta di modifica. Liberalizzare ulteriormente, togliendo tutti i vincoli di equilibrio tra le diverse tipologie di impresa (piccola, media e grande distribuzione) ci pare estremamente pericoloso. Oltretutto, la riforma sugli ammortizzatori sociali riduce le coperture in tutti i casi di chiusura, anche parziale, delle attività produttive e pertanto i lavoratori che saranno interessati da questo tipo di problema non avranno altro che l’indennità di disoccupazione (Naspi). Siamo convinti sia un errore esautorare i Comuni che, più di altri, conoscono le esigenze e le fragilità del proprio territorio. La Liguria, molto più di altre regioni, ha un territorio profondamente disomogeneo: economicamente, culturalmente e morfologicamente. Solo gli enti locali, i quali dovrebbero avere maggiori possibilità di veto in materia di nuove aperture, sono in grado di stabilire, dopo il giusto confronto con le parti sociali, cosa effettivamente sia utile per migliorare l’offerta commerciale complessiva e cosa sia insostenibile per il proprio territorio. Certo, il tutto deve essere governato da regole chiare emanate dalla Regione”, spiegano ancora i sindacati.

In conclusione, le OO.SS sono convinte che una modifica liberistica in una situazione di crisi, non ancora giunta al termine, possa arrecare ulteriori problemi a tutte le lavoratrici e lavoratori del settore. “Occorrono, infatti, norme in grado di rafforzare ed implementare il delicato equilibrio fra le diverse tipologie e pertanto chiediamo di essere parte attiva prima delle decisioni definitive”, concludono.

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