Genova. Non trova ancora soluzione la vicenda dei parcheggi di via Gherzi. Oggi era infatti in programma quello che, sulla carta, doveva essere l’incontro risolutorio di una querelle iniziata ormai 16 mesi fa. E cioè quando, a ferragosto dell’anno scorso, dalla sera alla mattina i residenti e i commercianti della zona scoprirono che il centinaio di posti auto della via, da sempre liberi, era stato chiuso con lucchetti e catenacci su iniziativa della società immobiliare che aveva rivendicato la proprietà esclusiva dell’area.
Da allora si sono succedute interrogazioni, audizioni in consiglio comunale e municipale, perfino voti in Sala Rossa, e oggi finalmente si sarebbe dovuti arrivare ad una resa dei conti, dato che il Comune di Genova aveva convocato tutte le parti in causa presso la sede del Municipio IV Media Valbisagno per decidere in merito alla correttezza dell’operazione. Elemento dirimente sarebbe stato il carattere di pubblica utilità di via Gherzi: strada che, pur essendo privata, costituisce l’unico collegamento con la limitrofa via Lusignani e sulla quale insistono – oltre ad alcune attività economiche, chiaramente danneggiate dal provvedimento – anche una banca, un ufficio postale e, addirittura, la farmacia comunale numero 6.
E invece il dirigente oggi intervenuto in rappresentanza del Comune, l’ingegnere Gian Luigi Gatti, ha gelato tutti comunicando di non essere mai stato incaricato formalmente della riapertura del procedimento, malgrado tale riapertura fosse stata chiesta da un ordine del giorno che il consiglio comunale aveva votato all’unanimità lo scorso 27 gennaio. Lungi dal recepire le indicazioni del consiglio, da quanto si è appreso oggi, gli organi competenti o non hanno inviato alcuna documentazione scritta al dirigente – come nel caso di Aster – oppure hanno fornito materiale relativo ad un periodo temporale troppo ravvicinato e, quindi, insufficiente a certificare il carattere di pubblica utilità della via che, sostengono i residenti, è tale da almeno una quarantina di anni. Gatti si è dunque impegnato a dare risposta scritta alle parti solamente dopo avere ottenuto l’assenso degli altri organi interessati, vale a dire le direzioni Mobilità e Tributi e gli uffici Edilizia privata e Assicurazioni del Comune di Genova, l’Avvocatura, il Municipio Media Valbisagno ed il IV Distretto di Polizia Municipale.
“Se le cose stanno così, siamo in presenza di un’autentica farsa», commenta amaro Paolo Barbieri, il funzionario di Confesercenti Genova che sta seguendo la vicenda nel dettaglio fin dalle sue origini. «Nel momento in cui una pubblica amministrazione ignora quello che era stato il pronunciamento, unanime, di un consiglio comunale, siamo di fronte ad un fatto gravissimo, che mina l’esistenza stessa di uno stato di diritto. Inutile dire, quindi, che la vicenda non finisce qui”.