Genova. L’assessore alla Cultura e alla Formazione Ilaria Cavo risponde agli attacchi ricevuti in queste settimane per i cosiddetti tagli alla cultura, in particolare dopo le polemiche seguite alle dimissioni del direttore dell’Opera Giocosa Tito Gallacci per protesta contro i tagli e le accuse lanciate oggi in aula dalla capogruppo del Pd Raffaella Paita che ha definito “arroganti” le scelte dell’assessore.
“L’opera Giocosa è stata insieme alla Tosse e all’opera sinfonica di Sanremo riconosciuta come teatro di interesse culturale – chiarisce Cavo – e per questo finanziata dal Fus con il contributo obbligatorio degli enti locali per il 40%. All’opera Giocosa la Regione quest’anno ha assegnato 71 mila euro e se l’anno scorso ne ha presi 100 mila, nel 2013 ne ha presi 51 e nel 2012 zero, quindi la protesta non ha ragioni di tipo contabile”. Rispetto alle dimissioni del direttore Gallacci Cavo commenta: “Mi auguro che la nuova gestione sia una gestione manageriale che faccia tornare i conti perché non è possibile basarsi sul solo finanziamento regionale. La Regione non può essere ritenuta un bancomat, ma un ente che finanzia all’interno dei parametri previsti per legge. Se poi in fase di assestamento arriveranno nuovi fondi si potrà contribuire in maniera ulteriore”.
Cavo interviene anche a livello più generale rispetto ai tagli: “A bilancio abbiamo circa 500 mila euro per tutta la cultura ligure, è ovvio che l’Archivolto che in alcuni anni ha ricevuto finanziamenti da 300 mila euro non li potrà più avere, perché quei soldi arrivavano da un capitolo di bilancio relativo all’istruzione e alla formazione, che fra l’altro a luglio ho trovato vuoto e quando in assestamento ho recuperato circa 2 milioni ho fatto la scelta di utilizzarsi per garantire il trasporto e il personale di sostegno per gli studenti disabili. E’ una scelta politica, non certo arroganza”.
L’assessore condanna quelli che definisce i “finanziamenti per consuetudine” e riprende quanto detto dal presidente Toti questa mattina illustrando il Bilancio: “Arrogante è non rendersi conto che un sistema non funziona più e continuare a difenderlo”.