Genova. Sportivi, cantanti, musicisti, ma anche medici, avvocati in toga, macellai con tanto di mannaia e, addirittura un frate che non ha saputo resistere alla tentazione e si è concesso un peccato di vanità. Sono il ventaglio dei clienti della fabbrica dei cloni che, grazie alla tecnologia tridimensionale, permette di superare il concetto di selfie per realizzare una vera e propria statuetta, in gesso, che ci rappresenta alla perfezione, anche se in scala ridotta.
A portare l’idea a Genova un video maker, Ugo Roffi, e un fotografo, Paolo Cartechini, che hanno deciso di aprire il primo laboratorio italiano di cloni seguendo una moda che da Tokio, dove è stata inventata, nel 2013, da Masashi Kawamura ha conquistato da subito gli Stati Uniti e poi l’Europa.
“Il sistema è molto semplice – spiega Ugo Roffi – basta entrare nella cabina, attendere una decina di secondi, il tempo che i 4 scanner mobili eseguano la scansione per avere, in due minuti il proprio avatar digitale sul computer. Le telecamere, infatti, riescono a riprodurre sia i volumi che tutte le texture e quindi i dettagli perfetti dei colori e di ciò che si indossa”.
Questo, però, è solo il primo passaggio che permetterà di realizzare, grazie a stampanti laser tridimensionali, la propria statuetta dai 12 ai 22 centimetri. “La tecnica – continua Roffi – ha tre fasi di lavorazione analoghe a quelle della fotografia classica. In cabina viene fatto l’equivalente dello scatto, poi abbiamo una fase di editing, che può essere assimilata alla camera oscura e, infine, la stampa vera e propria”.
Le possibilità commerciali sono molte, ovviamente, anche perché aldilà del semplice gesto narcisistico può essere utilizzata per realizzare torte nuziali o bomboniere, loghi pubblicitari ma, essendo una tecnologia trasportabile può essere portata in fiere e convention aziendali o diventare strumento di supporto per rappresentazioni legate al mondo dell’arte.
“Siamo stati ospiti dello spazio 46 in un evento promosso dalla Art Commission events di Palazzo ducale – racconta Cartechini – in quanto erano molto interessati a questa nuova forma di espressione. Nel corso di questo evento Giulio Alvigini, giovane artista piemontese, ha voluto riprodursi in una miniatura per dare vita a una performance artistica”.