Genova. Per adesso, di concreto, c’è solo un primo tavolo tecnico, in Autorità Portuale di Genova, al quale hanno partecipato, oltre al commissario straordinario, Giovanni Pettorino, e al Segretario Generale Giovan Battista D’Aste, i legali di Ansaldo e Ilva e il direttore della Società per Cornigliano, Enrico Da Molo, ma il segnale comunque è che la strada per trovare un accordo si sta cercando.
L’ipotesi di cui si è parlato a Palazzo San Giorgio, ma Ansaldo, per ora, non ha presentato nessun progetto, sarebbe quella di un accordo per l’acquisizione, da parte di Ansaldo Energia, di circa 12mila metri quadri, in pratica il parcheggio utilizzato dai dipendenti, dove poter costruire il capannone necessario per l’assemblaggio delle turbine di nuova generazione. Una zona strategica anche perché, attraverso la viabilità interna, si potrebbe arrivare facilmente alla banchina, in concessione a Ilva, per l’imbarco della merce. Questa soluzione,quindi, risolverebbe uno dei nodi, la spedizione, senza ricorrere al porto di Marina di Carrara, attualmente utilizzato dall’azienda per l’invio dei grandi componenti.
I punti da chiarire, però, non mancano e questo primo incontro sarebbe servito proprio per approfondire la fattibilità dell’operazione. I problemi che sono stati posti da Ansaldo, nell’ipotesi di arrivare a un progetto, sarebbero quelli relativi al cono aereo, e di conseguenza all’operatività industriale, ma anche viabilità, disponibilità delle aree e concessioni.
Su tutte queste problematiche Autorità Portuale ha fatto sapere che cercherà di approfondire le soluzioni possibili e le cose che devono essere assolutamente rispettate, iniziando un percorso tecnico di approfondimento dei vari aspetti.
Insomma molte sono le cose ancora da mettere a punto ma questo primo passo sembra, comunque, dimostrare la volontà da parte dell’azienda, di mantenere nel capoluogo ligure un presidio industriale importante. Un’attività potrebbe creare ricchezza, occupazione (anche questo sarà un punto da chiarire, visto che l’acquisizione dell’1% delle aree potrebbe portare, secondo un calcolo abbastanza semplice, a ricollocare almeno una ventina di lavoratori Ilva) e sviluppo.