Genova. Ci saranno anche la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica tra le parti civili nel processo a carico di Umberto Bossi e Francesco Belsito. L’imputazione è quella di truffa aggravata ai danni dello stato nell’ambito dei rimborsi elettorali. La cifra contestata è di 40 milioni di euro, che sarebbero stati usati per fini personali, ma secondo l’avvocatura della Stato la cifra potrebbe arrivare a 59. Intanto l’avvocato Matteo Brigandì, difensore di Bossi, ha sollevato una eccezione di competenza territoriale sostenendo che il processo deve essere celebrato a Roma.
Il pm Calleri ha anticipato che cambierà il capo di imputazione nella parte che riguarda i rimborsi elettorali relativi al 2010 ma percepiti nel 2012. Secondo il magistrato la truffa non sarebbe solo tentata ma consumata. Secondo il legale di Bossi, però, nel 2012 a capo del Carroccio non c’era più il suo assistito, ma Roberto Maroni e Matteo Salvini: per questo Bossi non dovrebbe essere chiamato a restituire i soldi relativi a quel periodo.
Nel processo, rinviato al 30 novembre, sono imputati anche i tre membri del comitato di controllo dei bilanci Stefano Aldovisi, Diego Sanavio e Antonio Turci e gli imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet. Scala e Bonet sono accusati insieme a Belsito di riciclaggio, perché avrebbero collaborato al trasferimento oltreconfine di parte dei soldi ottenuti. Al solo Belsito viene contestata l’appropriazione indebita.