Genova

Stato di agitazione dell’ex polizia provinciale: “A rischio posti di lavoro e tutela del territorio”

polizia provinciale
Foto d'archivio

Genova. E’ iniziato venerdì lo stato di agitazione dei lavoratori del Servizio di Polizia della Città Metropolitana di Genova (ex Polizia Provinciale) a seguito dell’assemblea sindacale tenutasi lo scorso 5 novembre.

La protesta muove dall’assunzione del decreto n. 220 del 30 ottobre, voluto da Marco Doria nella sua veste di sindaco metropolitano di Genova, che stabilisce come soltanto 12 tra agenti ed ufficiali rimarranno alle dipendenze dell’ente di piazzale Mazzini a fronte delle 41 unità totali.

Requisito per essere “graziati” è quello di aver svolto continuativamente nel corso dell’ultimo triennio soltanto attività di Polizia Stradale o di “Indagine sul Ciclo dei Rifiuti”. Ma a rimanere col cerino in mano, oltre agli agenti addetti al contenzioso, sono soprattutto uomini e donne in grigio-verde preposti al rispetto di numerose disposizioni in materia di protezione dei beni naturali, contrasto al bracconaggio, vigilanza su caccia e pesca, circolazione fuoristrada, tutela flora, uso delle acque pubbliche, controllo degli ungulati che arrecano danni alle produzioni agricole (cinghiale in particolar modo).

Per questi ultimi dipendenti, se non ricollocati a forza in tempo utile tramite il Portale Governativo della Mobilità in una qualche Polizia Municipale disposta ad accoglierli, potrebbe aprirsi nell’aprile 2019 anche la porta del licenziamento, fatto inaudito nel settore della Polizia Giudiziaria, per effetto della legge di stabilità 190/2014 e del Decreto Enti Territoriali del giugno scorso.

“La Città Metropolitana vuole fare cassa tagliando unicamente sugli stipendi dei suoi poliziotti provinciali,
pur avendo le possibilità economiche e giuridiche di trattenerli tutti nell’ente”, afferma il segretario
generale UIL FPL Genova e Liguria Aldo Ragni.

Attestazioni di solidarietà giungono da tutti i colleghi delle Polizie Locali delle altre 9 Città Metropolitane
Italiane. “Ci aspettavamo altre soluzioni da parte del Sindaco Metropolitano – incalza ancora il segretario – considerato che solo a Genova si è decretato di annientare questi servizi di pubblica utilità, salvo ‘in zona Cesarini’, non si tenti una disposizione di salvataggio da parte della Regione Liguria che attualmente pare tardare”.

Ragni fa anche un’altra precisazione. “I dipendenti vedono perfino mettere in discussione la propria professionalità costruita in decenni trascorsi tra campagne, boschi e discariche abusive, divenendo infine capro espiatorio delle proteste dei cittadini innescate dal mancato soccorso ad un daino ritrovato ferito ad una zampa nel Comune di Torriglia. Gli agenti, infatti non sono potuti intervenire tempestivamente, non perché in stato di agitazione come voluto far credere, ma per la mancanza di rinnovo delle convenzioni con i Centri di Recupero per la Fauna Selvatica. Ciò comporta che i veterinari pubblici non intervengano mentre per quelli privati non vi sono risorse economiche da utilizzare – conclude – non può essere tollerato. La decisione unilaterale dell’Amministrazione dovrà essere ridiscussa con le OO.SS. e dovrà essere trovato un accordo che tenga presente competenze e dignità di ogni lavoratore coinvolto”.

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