La lettera

Aree Ilva, il segretario della Fiom scrive al sindaco Doria: “Per Ansaldo ci sono aree già libere”

Rivedere accordo "mette i lavoratori fuori dall’accordo aprendo ai licenziamenti, ai trasferimenti, alla perdita di reddito e salario".

ilva prefettura

Genova. Una lettera aperta al sindaco di Genova Marco Doria sulla questione delle aree Ilva. A scriverla il segretario della Fiom genovese Bruno Manganaro dopo le polemiche successive alla decisione del consiglio comunale di approvare un ordine del giorno che non esclude che le aree Ilva vincolate dall’accordo di programma ma non più utilizzate a fini produttivi possano essere usate per far insediare nuove aziende. Il riferimento, implicito ma chiaro, è ad Ansaldo Energia, che sta cercando un’area di 13 mila mq per realizzare le turbine a gas. Manganaro ricorda il valore dell’accordo di programma: “un Accordo storico in Italia che ha permesso di coniugare ambiente e lavoro dando una risposta verso le scelte della politica genovese di chiudere l’area a caldo, nonostante una azienda in attivo e che assumeva, ma garantendo il posto di lavoro, i diritti visto che sono vietati i licenziamenti collettivi ed i trasferimenti coatti e il salario”.

Il sindaco di Genova però secondo il segretario della Fiom “non conosce il merito di quell’accordo”. “Vi sono 200 mila metri quadri liberati dall’Accordo ed oggi gestiti dalla Società per Cornigliano per esclusivo utilizzo industriale – spiega il segretario della Fiom al sindaco – gran parte di queste aree sono situate verso la foce del Polcevera a pochi metri dalle banchine in concessione cinquantennale all’Ilva. L’accordo già prevede che Ilva S.p.A. oggi in amministrazione straordinaria possa, se non utilizza a pieno le banchine, accordarsi con altre aziende che ne hanno bisogno”. La Fiom si domanda perché in questi dieci anni (dalla firma dell’accordo di programma) non si è mai parlato di quelle aree:”Quelle aree libere dall’Accordo sono di fronte, in linea d’aria, allo stabilimento di Campi e ribadisco con una banchina su cui fare un possibile accordo senza modificare quello del 2005 con Ilva o alternativamente producendo un accosto in proprio alla foce del Polcevera”.

Le aree a cui ha fatto riferimento il Comune di Genova invece sono aree vincolate da un accordo “che non può essere rotto senza la volontà espressa per iscritto di tutti i firmatari, così dice il testo recepito nelle delibere ed in tutti gli atti amministrativi”. “Chi rompe quel patto, forse libera delle aree su cui “giocare e lucrare” su fantasiosi progetti ma immediatamente mette quei lavoratori fuori dall’accordo aprendo ai licenziamenti, ai trasferimenti, alla perdita di reddito e salario. Noi vogliamo lavoro e lotteremo perché Ilva riprenda appieno la sua operatività ma non mi vergogno se per difendere i lavoratori e le lavoratrici debbo firmare per avere ammortizzatori sociali che tutti dimenticano sono pagati dai lavoratori metalmeccanici e dalle imprese e non dai cittadini come avviene per i rappresentanti nelle Istituzioni”.

“Chi si ricorda di quei lavoratori dell’Ilva che in cassa integrazione durante l’alluvione si resero immediatamente disponibili con le pale in mano – ricorda Manganaro – ma il Comune o chi per esso non fu in grado di organizzarli? Chi ricorda le opere di manutenzione ferme da anni nelle scuole e asili nido su cui sono intervenuti i lavoratori Ilva con i lavori di Pubblica Utilità? Difendiamo l’Accordo di Programma dell’Ilva di Cornigliano perché ne conosciamo il merito ed il valore!

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