Genova. “Totale assenza di interventi protettivi”. Questa la causa della grande frana avvenuta la notte del 18 gennaio 2014 e che ha trasformato il piccolo borgo composto da otto villette ottocentesche di Capolungo sulla riviera fra Nervi Genova e Bogliasco in una sorta di paesino fantasma in bilico sul vuoto. Lo stabilisce la perizia disposta dal giudice civile e presidente di sezione del tribunale di Genova Vincenzo Basoli secondo la quale per prevenire la frana “bisognava proteggere la falesia che rischiava di essere scalzata, come è stato”.
L’indagine del giudice Basoli è partita da un’istanza di accertamento tecnico preventivo presentata da un’inquilina proprietaria della villetta più a levante e da una denuncia dell’avvocato Egisto Cavallari, che vuole sapere chi è il responsabile della frana che ha arrecato un “ingente danno” alla sua abitazione.
Nella relazione i due consulenti tecnici d’ufficio, il geologo Alessandra Fantini e l’ingegnere Aldo Signorelli, fanno riferimento anche a chi spettava intervenire per mettere in sicurezza la scogliera: “La Regione Liguria nel dicembre 1999 ha recepito il decreto legislativo del 1998 che prevedeva il conferimento di funzioni e i compiti amministrativi dello Stato alla Regione ed altri enti”, fra i quali il comune competente. I due tecnici sottolineano come si sapesse che la zona fosse a rischio ricordando che dal 2010 un’ordinanza della Capitaneria di fatto ha vietato a bagnanti e barche di sostare sotto quel tratto di costa.
I due tecnici escludono poi che la costruzione delle villette possa avere contribuito: “Non sono emersi altri aspetti di rilevo che possano essere considerati in concausa del fatto”. Negli anni passati inoltre, fanno notare i tecnici, sono stati consolidati i tratti di costa ai lati della scogliera crollata: a levante per proteggere i binari delle Ferrovie, a ponente il Comune di Genova installò massi per proteggere dal mare il museo villa Luxoro. “Solo sotto il tratto di scogliera crollato non è stato adottato nessun accorgimento di difesa”, scrivono i tecnici. Ora sta al giudice stabilire a chi sia imputabile questa scelta, ma fra i tecnici si fa notare che sarebbe opportuno far partire i lavori di consolidamento molto presto, prima che prenda seriamente avvio la stagione delle piogge.