Genova. “Il pomeriggio del 4 novembre mentre ero sul Fereggiano con i vigili del fuoco Delponte mi chiamò e mi disse che dovevo andare al Matitone. Quando arrivai ci fu un briefing in una stanza. Oltre a me e Delponte c’erano Cha, Scidone e la sindaco. Scidone ricostruì gli avvenimenti di quella giornata Lo scopo era dare un’informazione omogenea da dare alla stampa che era quella di dire che era successo tutto all’improvviso, che il volontario aveva fatto il monitoraggio e poco dopo era stato quasi travolto. Nessuno dei miei direttori fiatò e non lo feci nemmeno io. Era molto chiaro che quella era la versione che tutti avremmo dovuto dare e così avvenne”. Sandro Gambelli, ex dirigente del settore Protezione civile del Comune di Genova ribadisce in aula quanto sostenuto negli interrogatori ripetendo che quando fu concepita per la prima volta la falsa ricostruzione degli eventi del 4 novembre 2011, il sindaco Marta Vincenzi era presente.
E’ lui il grande accusatore del sindaco e lui in aula oggi dà diversi segni di nervosismo, tra smorfie, commenti ad alta voce e sorrisi ironici che non vengono bene accolti dai famigliari delle 6 vittime di quella tragica giornata. Addirittura, ormai quasi al termine dell’udienza, il giudice riprende l’ex sindaco: “La smetta di gesticolare, le domande le faccio io”.
Il ricordo della mattinata del 4 novembre quando dopo le 11.30 le piogge cominciano a intensificarsi è più netto rispetto ad altri: “Ricordo che a mezzogiorno è entrato nella sala del comitato un vigile che ha detto a voce alta che era esondato lo Sturla. Nello stesso momento, vedendo i pluviometri delle stazioni meteo capii che ci potevano essere problemi anche in bassa val bisagno e sul ferregiano. Ho chiamato i vigili del fuoco. Ho fatto varie chiamate con il comando mentre dal coa ogni tanto usciva qualcuno che a più riprese disse che c’erano problemi sul fereggiano e che stavano chiudendo la strada”.
Ad un certo punto Gambelli, dopo un’ulteriore telefonata con i suoi ex colleghi, decide di recarsi sul posto: “Dalla mia esperienza di vigile del fuoco ho imparato che un unita di crisi in remoto serve a poco senza qualcuno sul posto. Lasciai miei referenti in comitato e mi recai sul Fereggiano”.
Nella situazione che si determina con la notizia dell’esondazione dello Sturla e poi con le notizie del Fereggiano Gambelli racconta di aver sentito Scidone chiedere a Gabutti notizie dal Fereggiano: “Gabutti disse che non aveva informazioni. Scidone chiese dov’era il volontario e Gabutti disse che forse era sulla postazione del Bisagno. Scidone disse rimandacelo di corsa e Gabutti si mise al telefono. Da quel momento poi io fui quasi continuamente al telefono quindi non sentii altro rispetto al volontario”
Gambelli sul Fereggiano sostanzialmente aiuta prima i volontari a spostare alcune auto da un portone, poi i vigili del fuoco impegnati a evacuare gente per una fuga di gas. “Ad un certo punto del pomeriggio intorno alle 16.30 mi chiamò Delponte che mi disse di tornare al Matitone, io obiettai ma lui insistette dicendo che la sindaco ci voleva tutti lì”.”Quando arrivai in comitato Delponte mi avvicinò da parte e mi disse che il volontario c’era. poi andammo in una stanza dove c’era anche il sindaco”.
A domanda specifica del pm se fosse chiaro che si trattava di una ricostruzione falsa Gambelli risponde confermando quanto detto in interrogatorio e cioè che Scidone disse che non si poteva dire che il volontario non c’era senno ’sarebbe scoppiato un bordello’. La sindaco disse nulla? “Era frastornata, mi sembra che non abbia aperto bocca. Quel pomeriggio la vidi più tardi perché mi era stato chiesto di spiegarle in maniera semplificata, come funzionava il sistema di allerta 1 a allerta 2”.
“Dopo il ‘briefing’ nel corso del quale sarebbe stata ‘comunicata’ la versione da dare, nei giorni successivi, passata l’emergenza Gambelli dice che Delponte e Scidone avevano “ansia e attenzione spasmodica” rispetto al verbale che doveva essere compilato entro il 9: “Solo dopo scoprii che servivano al sindaco per il consiglio comunale del 10 novembre”.
In quei giorni “in un paio di occasioni Delponte o Cha, non ricordo chi dei due, mi dissero che bisognava fare le cose per bene per evitare guai giudiziari per l’amministrazione e anche per i volontari. Il primo interesse era senza dubbio l’amministrazione. Io sicuramente mi preoccupavo dei volontari perché pensavo che fosse assolutamente ingiusto che venissero incolpati di alcunché”.