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A un anno dall’alluvione di Genova ancora 12 famiglie senza casa: anniversario amaro tra diatribe e burocrazia

Da Sturla a Crevari, la 'mappa' degli sfollati. Finiti i soldi della protezione civile Tursi pensa a un contributo 'sociale'.

Cronaca

Genova. Secondo i dati forniti dal settore politiche abitative sono 12 le famiglie ancora senza casa a seguito dell’alluvione di un anno fa e dei movimenti franosi che ne sono seguiti nelle settimane successive.

Quasi 150 erano state le famiglie che avevano dovuto lasciare le loro case in quella che è stata per mesi una vera e propria emergenza, ma che per qualcuno lo è ancora a un anno di distanza. Le situazioni più gravi sono state quella di via delle Tofane a Rivarolo dove una frana era precipitata su un grosso condominio sventrando diverse abitazioni. Ventisei le famiglie sgomberate e di queste tre sono ancora senza casa. A Castelletto una famiglia di due persone non è ancora rientrata dal 9 ottobre scorso quando accanto alla loro villetta in via Ausonia si è aperta una voragine.

In Val Bisagno è fuori casa una famiglia di quattro persone nella frazione di Aggio. Da un anno Stefano Cannatà, la moglie Aurelia e i loro due bambini vivono presso i parenti. Tra lungaggini burocratiche e una battaglia legale appena cominciata hanno potuto solo ieri cominciare i lavori per la rimozione della frana che si è riversata sulla loro casa mentre la Città metropolitana, a cui il giudice a inizio luglio ha ordinato di avviare i lavori per la regimazione delle acque, visto che il crollo sarebbe stato causato dalla trasformazione della mulattiera che scorre sopra l’abitazione in un canale di scolo, non ha ancora cominciato i lavori.

A Sturla, nel levante genovese, una famiglia di quattro persone è ancora fuori casa da quando il 10 ottobre via Pontetti venne letteralmente scoperchiata dalla furia del rio Vernazza.

A ponente hanno perso la casa quattro famiglie residenti in via Montecucco, sulle alture di Prà dopo che lo scorso 12 novembre dalla collina si è staccato un costone di roccia trascinando a valle le loro abitazioni. Una famiglia è ancora sfollata a Campenave in via alla Soria, nell’estremo ponente, che rimase a lungo isolata a causa di una frana, e un’altra in via Costa d’Erca in Val Cerusa, devastata dall’alluvione del 9 ottobre. Per le famiglie sfollate Tursi ha provveduto fino ad ad aprile ad erogare un contributo per l’affitto grazie ai fondi della protezione civile pari a un massimo di 600 euro mensili a famiglia.

Ad oggi le famiglie ancora senza casa che non hanno trovato una sistemazione presso famigliari sono state invitate a presentare il modello Isee per ottenere un contributo di carattere sociale e l’assegnazione di due alloggi di edilizia residenziale pubblica . E se spesso i ritardi nella realizzazione dei lavori dipende da dissidi tra i privati, anche quando il danno è stato generato dal crollo di una proprietà pubblica non tutto è filato liscio come dovrebbe.

E’ il caso di via delle Tofane dove a crollare è stato un muraglione di proprietà comunale: Tursi ha erogato un milione e mezzo di euro per i lavori di somma urgenza con cui è stato messo messo in sicurezza il piede della scarpata crollata, sono stati rifatti i muri perimetrali del palazzo e ora si stanno restaurando facciata e balcone. “Il Comune ci aveva detto che per i danni interni – racconta Carmen Staltari ancora sfollata insieme al marito – avremmo dovuto provvedere noi e l’assicurazione del Comune ci avrebbe rimborsato ma questo non sta avvenendo”. Secondo quando appreso infatti l’assicurazione avrebbe classificato l’evento come “straordinario” e questo di fatto potrebbe esonerarla dal rimborsare le famiglie. L’assessore alla protezione civile Gianni Crivello sta cercando in ogni modo una via d’uscita, ma intanto per queste famiglie, dopo il fango, le pietre e la paura di un anno fa, si profila un anniversario dal sapore ancora più amaro.

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