Polemiche

Rosso e Balleari contro il Comune: “privilegia i profughi alle famiglie genovesi”

palazzo tursi comune genova
Foto d'archivio

Genova. «Mentre il governo Renzi destìna ben 743mila euro al Comune di Genova per profughi e immigrati, lo stesso Comune di Genova non riesce a fare di meglio che racimolarne un terzo, per l’esattezza 223 mila, per inserimenti lavorativi di soggetti disagiati. Un’evidente disparità di trattamento che mette ancora una volta ai margini delle politiche comunali l’attenzione per i più deboli, famiglie che vivono nell’indigenza e spesso con un parente disabile a carico». Così intervengono Matteo Rosso, capogruppo di Fratelli d’Italia-AN in Regione Liguria, e Stefano Balleari, vicepresidente del consiglio comunale di Genova, che puntano il dito contro la disparità di finanziamenti dedicati a immigrati e a fasce deboli genovesi.

«Segnaliamo un caso – dicono i due consiglieri – di una famiglia genovese il cui capofamiglia guadagna 350 euro al mese, attraverso una cooperativa sociale, ha la moglie a carico e un figlio disabile in età scolare a cui lo Stato passa la bellezza di 200 euro al mese, per soli nove mesi per giunta. Con questo scarno reddito, la famiglia genovese ha fatto richiesta di un alloggio popolare, ma ha scoperto di essere 605esima in graduatoria. Tradotto: prima di avere una casa dal Comune passeranno anni e anni. A oggi, per non vivere in macchina o sotto un ponte, la famiglia paga ben 500 euro al mese di affitto. Una domanda sorge spontanea? Come pensa il Comune di Genova che questa famiglia possa mangiare con i 50 euro che le rimangono, paghi le bollette e si curi del proprio figlio disabile? Per di più, come se non bastasse, a marzo 2016, la famiglia dovrà lasciare la casa dove attualmente abita: che ne sarà di loro? Auspichiamo pertanto che con la stessa attenzione con cui il Comune trova le soluzioni, anche più fantasiose, di accoglienza per gli immigrati, trovi un’adeguata collocazione anche a questa famiglia genovese che, purtroppo come tante altre oggi, vivono sotto la soglia della povertà oltre ad affrontare la quotidiana sofferenza di avere un familiare disabile di cui prendersi cura».

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