Mercoledi

Ilva di Cornigliano, via al tavolo per il rinnovo dei contratti di solidarietà. I sindacati: “Dividere lavoro fra tutti”

Resta l'incertezza sul futuro del gruppo a causa del blocco del patrimonio dei Riva che si trova tutt'ora in Svizzera

corteo ilva cornigliano, fiom

Genova. Scade il 30 settembre la cassa integrazione per 765 lavoratori dell’Ilva che nel corso di quest’anno hanno potuto integrare parzialmente il loro reddito grazie ai lavori socialmente utili attivati con il Comune di Genova dopo l’accordo firmato proprio un anno fa da sindacati e istituzioni. Dal primo ottobre prossimo la normativa prevede che possano essere riattivati, dopo la sospensione, i contratti di solidarietà.

Per questo mercoledì pomeriggio nella sede di Confindustria comincerà la trattativa per l’applicazione dei nuovi ammortizzatori sociali. Nell’incontro dovrebbe essere fatto anche un minimo quadro sul futuro dello stabilimento genovese anche se lo scenario per ora resta incerto.

“Nonostante l’elemento positivo della riapertura dell’altoforno uno a Taranto – spiega il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro – l’Ilva accresce di mese in mese i suoi problemi finanziari visto che il miliardo e 200 milioni di euro sequestrati ai Riva sono tutt’ora bloccati nelle banche svizzere a causa di un ricorso e questo sta rallentando anche la creazione della newco che dovrebbe garantire il futuro del gruppo grazie agli investimenti che per ora restano sulla carta come quello della banda stagnata per il sito genovese”.

In questa situazione si innesta la riorganizzazione degli ammortizzatori sociali. A Genova i dipendenti Ilva sono circa 1700 ed è da vedere per quanti sarà deciso di applicare la solidarietà: “Quello che chiederemo con forza – spiega Manganaro – + che il lavoro venga diviso fra tutti i dipendenti in modo da ammortizzare fra tutti la riduzione dello stipendio garantendo quella continuità di reddito prevista dagli accordi di programma”.

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