E' deciso

Depuratore del Tigullio, i sindaci scelgono l’opzione Chiavari

Doppio voto dell’assemblea dell’Ato acqua: 25 sì e 17 no a costruire un depuratore unico, 23 sì e 13 no a farlo a Chiavari.

Depuratore area centrale

Genova. Doppio voto dell’assemblea dell’Ato acqua: 25 sì e 17 no a costruire un depuratore unico, 23 sì e 13 no a farlo a Chiavari.
Il nuovo depuratore del Tigullio orientale sarà unico, comprensoriale, e si farà a Chiavari: così hanno deciso a maggioranza oggi i sindaci dell’Ato Acqua della Città metropolitana di Genova, riuniti in assemblea per deliberare fra 5 diverse opzioni.

Il voto, preceduto da due ore e mezza di discussione, non è stato unanime, ma ha fatto registrare un consistente numero di contrari alla scelta presa: a dire no all’opzione dell’impianto unico comprensoriale, che fosse a Chiavari o che fosse a Leivi, sono stati infatti 17 sindaci, in gran parte proprio del Tigullio e delle contigue valli Fontanabuona, Sturla e Graveglia: fra gli altri Chiavari, Lavagna, Rapallo, Zoagli, Santa Margherita Ligure, Cogorno, Lumarzo, Favale, Orero, Moconesi, Cicagna, Ne, Neirone, Borzonasca. Questi sindaci erano favorevoli all’opzione dei due depuratori. Favorevoli invece al depuratore unico altri 25 sindaci, con 5 astenuti.

Una volta fatta la scelta del depuratore comprensoriale unico, si è votato fra l’opzione Chiavari (depuratore da costruire nella colmata) e l’opzione Leivi recentemente avanzata dal sindaco di questo comune (Pian Seriallo): hanno rivotato tutti i sindaci e l’opzione Chiavari ha avuto 23 sì e 13 no, con 5 astenuti.

La scelta evita l’avvio della procedura di infrazione dell’Ue per la persistente assenza di depuratori nella zona del Tigullio orientale, che comporterebbe una multa, calcolata in 61 milioni di euro, a carico di tutti gli utenti del servizio idrico di tutti i comuni della Città metropolitana.
Va segnalata infine l’incognita del ricorso al Tar preannunciato in assemblea dei sindaci dal primo cittadino di Chiavari Roberto Levaggi, il quale pur avendo partecipato al voto sostiene che la Città metropolitana non può decidere l’utilizzo di un’area del suo comune senza il consenso del comune stesso.

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