Genova. Non si intravedono ancora soluzioni per i problemi dei dipendenti dei Bagni Marina Genovese, da più di 10 anni impegnati in una lotta per passare dall’attuale part time di 4 mesi annui al tempo pieno.
“Questa trasformazione del tempo lavoro è un impegno che il Comune di Genova ente proprietario della società si era assunto a partire dagli atti costitutivi della stessa e che non ha mai mantenuto” spiegano le segreterie sindacali Fp Cgil, Fp Cisl, Uil Fpl.
Nel 2001 la società Bagni Marina Genovese, fortemente voluta dall’amministrazione di allora, nacque dalla privatizzazione dell’Azienda Bagni direttamente gestita dal Comune con l’ambizione di “svolgere attività di organizzazione, promozione diffusione della pratica di qualsivoglia sport, organizzazione e gestione del tempo libero, di intrattenimenti di qualsivoglia natura, gestione di impianti sportivi ,bar, ristoranti tavole calde locali notturni e diurni ,discoteche sale da ballo, impianti ed attrezzature di qualsivoglia genere ivi compresa la gestione di stabilimenti balneari e di spiagge libere attrezzate,nonché il noleggio di attrezzature di ogni tipo” (Statuto 2001).
“Di fronte a tale prospettiva fu facile per l’amministrazione convincere i lavoratori dell’azienda bagni a impegnarsi in una nuova un’azienda che in poco tempo avrebbe garantito loro la piena occupazione e lo sviluppo delle professionalità esercitate – proseguono i sindacati – Dopo 14 anni di immobilismo o addirittura di contrazione della società è difficile credere a ulteriori promesse che non possono che configurarsi come una presa in giro per sopravvivere e fronteggiare la stagione corrente, nella totale insicurezza per quella successiva”.
Una situazione sempre più difficile, visto che nel 2001 la società aveva un organico di 70 addetti che svolgevano attività presso 3 stabilimenti (San Nazzaro, Scogliera, Janua), che invece oggi funzionano con 40 dipendenti. Ieri, quindi, i lavoratori si sono riuniti in assemblea ed esprimono tutta la propria preoccupazione.
“Ormai da troppo tempo si fronteggiano le stagioni balneari in modo approssimativo, con un organico ridottissimo, chiedendo uno sforzo eccezionale, con false promesse di miglioramenti futuri, sfruttando il bisogno di lavorare, la fiducia e il senso di responsabilità dei dipendenti, che, nel tempo, si è dimostrato essere superiore a quello dei dirigenti che si sono avvicendati in azienda”, dichiarano ancora i sindacati.
“E’ ora che amministratori e dirigenti dicano con chiarezza se vogliono abbandonare gli stabilimenti balneari che rappresentano un pezzo di storia e di cultura della città, a una lenta fine nel progressivo degrado oppure, come ci auspichiamo, prendano una decisione che superi l’ottica miope e sterile nella quale si sono arroccati e trovino una soluzione che rilanci veramente il servizio e dia un lavoro dignitoso a questi dipendenti che senza paura di essere smentiti potremmo definire i più vecchi precari dell’amministrazione genovese”, concludono Fp Cgil, Fp Cisl, Uil Fpl.