Santa Margherita. “In questo giorni si fa un gran parlare di TARI a Santa. Come è normale che sia, i toni tendono ad alzarsi tra maggioranza e minoranza e non si risparmia il gioco dello scaricabarile sulla precedente amministrazione. Vediamo di chiarire nuovamente alcuni aspetti: fino al 2012 si applicava la TARSU, che non aveva obbligo della copertura del 100% dei costi di pulizia, raccolta, smaltimento e amministrativi connessi. Tale copertura si otteneva attingendo ad altre risorse fiscali comunali (sostanzialmente ICI e poi Imu)”. Questo quanto si legge in una nota di Gente per Santa dopo le polemiche sollevate a seguito del manifesto dell’amministrazione comunale sulla Tari.
Nel 2013 fu introdotta la TARES, che invece imponeva la copertura integrale dei citati costi, il che costrinse l’amministrazione ad un incremento forte delle tariffe richieste per garantire le richieste normative. Nello stesso anno entrava in funzione il nuovo centro di differenziazione a valle in Via Dogali (lasciato della precedente amministrazione Marsano). “Che comportava un incremento di costi per l’amministrazione di circa 500 mila euro all’anno anno sulla tariffa a fronte di un incremento nella percentuale di differenziata che non garantiva risparmi sufficienti a riassorbire tali extra costi”.
Nel 2014, al fine di ridurre i costi a base TARES (diventata nel frattempo TARI), l’amministrazione De Marchi decise di portare a smaltire i rifiuti non differenziati ad Albiano Magra e non più a Scarpino. “Tale decisione fece risparmiare ai cittadini 30 euro a tonnellata e quindi circa il 20% del costo di discarica. La base imponibile TARI avrebbe quindi dovuto scendere già nel 2014, ma l’avvicendamento delle amministrazioni (probabilmente inesperta) evidentemente non lo ha consentito. Nel 2015, invece, gli effetti del risparmio si sono visti, con riduzione del costo base da ribaltare sui cittadini”, prosegue la nota.
Il gruppo di minoranza sottolinea che nel frattempo, in questi anni, i trasferimenti dallo Stato al Comune sono diventati prelievi (5,9 milioni nel 2013, 6,8 milioni nel 2014, 7,8 milioni nel 2015) e nonostante ciò Santa ha potuto non introdurre la TASI sugli immobili, proprio perché la gestione economica complessiva dell’ente risultava equilibrata. “Questo ha permesso in parte di mitigare la pressione tributaria sui cittadini di Santa”.
Un’ultima osservazione. “La pressione tributaria va analizzata nel suo complesso e quindi prendendo in considerazione tutte le imposte e tasse locali e i vincoli normativi di ciascuna di esse: Santa è stata costretta ad aumentare la ex TARSU, che era ferma da anni e non garantiva la copertura dei costi del servizio, ma a fronte di questo non ha introdotto la TASI, ha limitato il ricorso all’adozione comunale e ha cercato di limitare i danni sull’IMU, in una situazione di contesto in cui lo Stato di è tramutato da finanziatore del Comune in finanziato (oggi di fatto trattiene il 50% sull’imu pagata dai cittadini, con un sistema non trasparente). Sogniamo tutti un futuro in cui l’opposizione politica venga fatta seriamente e sul merito dei problemi e non invece con sollecitazioni alla pancia dei lettori fatte solo su dati parziali e letture erronee”.