Genova. Dopo la morte di un uomo di 66 anni che qualche giorno fa si è suicidato gettandosi dall’ultimo piano della stabile dove abitava a Sestri ponente, poco prima che sul posto si presentasse l’ufficiale giudiziario a notificargli lo sfratto, il movimento di lotta per la casa torna ad attaccare le politiche abitative del Comune di Genova. Nella notte di venerdì è comparsa una scritta sotto la sede di Arte : “Di sfratti e di sgomberi si muore, Arte e Spim assassini”.
“Le scelte politiche ed economiche del Comune, attraverso Arte e Spim, provocano morti e tragedie esistenziali denunciano gli eppure si permettono di speculare sulla vitavdi chi quotidianamente scelgono di sfrattare, sgomberare o lasciare per strada non assegnando e svendendo case popolari. Nell’indifferenza generale grosse fette del patrimonio residenziale pubblico vengono regalati alla Chiesa, alle banche e a singoli speculatori grazie alla linea del PD e del Governo Renzi”.
“A loro dire, si sono ‘dimenticati’ di controllare se degli esseri umani vivevano dentro una casa che, attraverso la partecipata del Comune Spim, si preparavano a vendere, in ossequio ai progetti di svendita e speculazione su quartieri popolari per poter coprire i debiti di ARTE contratti con Carige”.
E riferendosi all’appello lanciato dall’assessore all politiche sociali Emanuela Fracassi che ha invitato chi si trova in difficoltà a non rimanere nell’ombra, gli attivisti replicano: “Come pensa di aiutare la Fracassi queste persone? Forse con 23 assegnazioni reali su 4500 domande all’anno di casa popolare? Forse pensa di sopperire ai 970 sfratti eseguiti e alle 1500 procedure di sfratto all’anno, nel solo comune di Genova, con un’ottantina di posti letto nel dormitorio a gestione privata del Boschetto?
“Facciamo appello ad uscire dal silenzio e dall’isolamento – dicono gli attivisti – per unirsi alla lotta del Movimento di Lotta per la Casa, per una casa per tutti e tutte, per la costruzione di reti solidali, di mutuo aiuto e di resistenza. Continueremo a occupare le case di cui abbiamo bisogno e a resistere ai loro sfratti e ai loro sgomberi. Attraverso la lotta per difendere le nostre vite dal Piano Casa di Renzi e dall’art.5, che toglie il necessario per sopravvivere a chi smette di aspettare le false “soluzioni” di Comune, ARTE, Regione e Stato. Costruiamo reti solidali in grado di opporsi a queste politiche criminali.