Genova. Viveva solo da molti anni in una situazione di miseria nell’appartamento dove era cresciuto G. T., l’uomo di 66 anni che questa mattina si è gettato dalla finestra dello stabile dove viveva in via Meldi 10 a Sestri ponente. Lui, che abitava al primo piano, è salito per le scale fino in cima e poi ha aperto la finestra e si è gettato nel vuoto. Cinquant’anni di vita, almeno, nella stessa casa e nello stesso quartiere, dove aveva vissuto con i genitori. Poi era rimasto solo. Per molti anni aveva fatto il carrozziere, poi aveva smesso. Usciva poco, dicono i vicini, a volte solo di sera. “Qualcuno lo trovava un po’ strano – racconta la vicina del piano di sopra – ma era un brav’uomo, da ragazzino giocava con il mio figlio più grande, erano coetanei. Lo vedevo poco, ci salutavamo sulle scale, ma non avrei mai pensato che potesse compiere un gesto del genere”.
L’uomo forse dopo la morte della madre, però, aveva smesso di pagare l’affitto della casa popolare in cui abitava da una vita. Quell’appartamento, che fa parte del patrimonio immobiliare del Comune di Genova, dal 2001, è formalmente proprietà Tono-Spim, società partecipata al 100% dal Comune.
Sembra che l’ex carrozziere abbia ricevuto il primo invito al pagamento nel 2007. Non avrebbe mai risposto ai solleciti che gli sono arrivati nel 2013 e nel 2014 tanto che gli amministratori della Tono credevano che avesse lasciato l’abitazione. Ma non era così e l’ufficiale giudiziario, che doveva notificargli lo sfratto, questa mattina è arrivato poco dopo il tragico gesto, avvenuto all’alba.
“E’ una tragedia della solitudine – commenta l’assessore alle politiche sociali ed abitative Emanuela Fracassi – probabilmente frutto di diverse concause. In base alle informazioni che abbiamo ricevuto gli erano anche state staccate le utenze e lui non aveva detto una parola. Non si è mai fatto trovare dall’ufficiale giudiziario né ha risposto ai solleciti. Se lo avesse fatto avrebbe potuto concordare una soluzione con gli amministratori di Tono che non hanno una politica orientata allo sfratto”.
Invece, tassello dopo tassello, la macchina burocratica è andata avanti solo perché il 66 enne non rispondeva ai solleciti: “Non siamo dotati purtroppo di una struttura investigativa per cercare le persone che non vogliono farsi trovare” spiega il Comune di Genova, anche se in realtà sarebbe bastato suonare al campanello dei vicini per capire che l’uomo stava ancora lì e forse aveva anche bisogno di aiuto.
L’appello dell’assessore Fracassi, che proprio oggi ha presentato un fondo per la morosità incolpevole, è comunque quello di uscire dal silenzio: “Chi non riesce a pagare più l’affitto per qualche ragione non deve nascondersi ma chiedere aiuto perché se riusciamo a conoscere le situazioni è più facile trovare a una soluzione”.