La svolta

Rifiuti, per il biodigestore un emendamento del Pd riapre la partita dell’area Ex Colisa a Campi

Intanto la città metropolitana concede l'Aia per la copertura di Scarpino 1 e 2

cassonetti differenziata umido

Genova. Potrebbero essere realizzati nell’area della ex Colisa a Campi i due impianti che servono ad Amiu per chiudere il ciclo dei rifiuti. L’ipotesi, scartata nelle scorse settimane in quanto l’area dovrebbe ospitare uno dei campi base per la realizzazione della Gronda autostradale, è rientrata ‘dalla finestre’ questo pomeriggio quanto è passato un emendamento del partito democratico proposto dal capogruppo Simone Farello in cui si dice che le aree per gli impianti dovranno essere collocate prioritariamente nell’ambito del Comune di Genova.

E l’unica area in questo senso è appunto quella della ex Colisa, di proprietà oggi di Sviluppo Genova. Si tratta di un’area di circa 80 mila metri quadri che potrebbe a questo punto ospitare entrambi gli impianti, sia il biodigestore sia il nuovo impianto che andrà a sostituire quello attuale di via Sardonella a Bolzaneto.

Vista la difficoltà di trovare altre aree all’interno del Comune di Genova, infatti, potrebbe essere privilegiata la necessità di chiudere nei tempi previsti la definizione delle aree per chiudere il ciclo dei rifiuti all’attenzione per eventuali cantieri della Gronda, rispetto alla quale il Comune di Genova ha già deliberato ma che in concreto ancora non si sa se e quando verrà realizzata. E comunque, impianti e cantiere potrebbero alla fine essere compatibili.

Nel frattempo il consigliere della città metropolitana delegato all’Ambiente e al ciclo dei rifiuti Enrico Pignone sta sondando altre aree in ambito metropolitano appunto. Le aree ci sarebbero ma sono top secret al momento perché si attendono risposte dai sindaci. Se non andasse in porto il progetto di realizzare il biodigestore a Genova, restano anche aperte le due opzioni fuori Regione, vale a dire Tortona e Novi ligure.

Oggi intanto la conferenza dei servizi tecnica che si è svolta nell’ambito della città metropolitana ha dato l’ok all’autorizzazione integrata ambientale per il cosiddetto “capping”, vale a dire per la messa in sicurezza con chiusura per Scarpino 1 e Scarpino 2. A questo punto si apre la partita per Scarpino 3 che diventerà una ‘discarica di servizio’ dopo che avrà ricevuto un’analoga autorizzazione.

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