Accoglienza e integrazione

Profughi al lavoro (volontario) nei quartieri popolari: il progetto di Tursi e Prefettura per andare oltre l’emergenza

Presto il protocollo d'intesa. L'idea è quella di piccoli lavori di manutenzione in città.

Genova. Lavori di “pubblica utilità” a favore della comunità genovese per gli immigrati che sono sul nostro territorio in attesa di ricevere la documentazione necessaria per avviare i percorsi di integrazione. Ad annunciarlo, a margine del seminario “Verso una cultura dell’accoglienza fondata sui diritti”, che si è svolto a Genova, l’assessore comunale ai servizi sociali Emanuela Fracassi.

“Come Comune di Genova stiamo studiando con la Prefettura, un protocollo di intesa per impiegare i migranti che lo desiderano – spiega Fracassi – con un impegno volontario, a favore della città perché vogliamo dimostrare ai cittadini che, se il paese Italia offre strumenti di integrazione le persone rispondono mettendosi a disposizione della comunità.

Attualmente – prosegue l’assessore – stiamo lavorando con il settore delle politiche della casa per creare una squadra che possa fare piccoli interventi di manutenzione e abbellimento dei quartieri popolari”. I percorsi rientrano nei protocollo Sprar (Sistema protezione rifugiati e richiedenti asilo) e riguardano tematiche legate all’apprendimento della lingua e all’impegno civico. “Se le persone non hanno documentazione adeguata, per la quale servono alcuni mesi – spiega Fracassi – non possono lavorare in regola. Un tempo di latenza abbastanza dilatato, che è anche il più complicato – concluse Fracassi – durante il quale si può, comunque, studiare e si possono fare diversi percorsi”.

Nel convegno si è parlato anche dei luoghi comuni da sfatare. Tra questi uno di quelli che maggiormente alimenta l’allarmismo, vale a dire la convinzione che i profughi portino malattie. “Anche le ultime informazioni rispetto i richiedenti asilo che sono arrivati in Liguria fino a oggi dicono che non c’è alcuna evidenza rispetto al fatto che i profughi arrivino malati o addirittura portino malattie” replica deciso Emilio Di Maria, medico e referente del Gruppo ligure immigrazione e salute dell’Università di Genova.

Le uniche segnalazioni riguardano la scabbia e la pediculosi, vale a dire i pidocchi, gli stessi che si prendono i nostri figli nelle scuole. Si tratta di condizioni assolutamente lievi che hanno a che fare con il lungo viaggio che hanno affrontato” . Anche rispetto alle polemiche sul cosiddetto ‘costo sanitario degli immigrati, Di Maria chiarisce: “Assistere tutte le persone che si trovano sul territorio nazionale è un dovere visto che la costituzione garantisce il diritto alla salute a tutti gli individui e non solo ai cittadini italiani”

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