Dopo le condanne

G8 di Genova, dopo 14 anni le vittime ancora in attesa dei risarcimenti. Domani il ricordo in piazza Alimonda

Il segretario del Coisp Bianchi annuncia una passeggiata in piazza Alimonda

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Genova. Sono passati 14 anni dalle drammatiche giornate del G8 di Genova con i raid cariche in piazza, alla notte della Diaz, dalla morte di Carlo Giuliani alle violenze nella caserma di Bolzaneto. I processi sono finiti ma per le ‘vittime’ delle violenze della polizia alla Diaz e a Bolzaneto i risarcimenti non sono ancora arrivati. Ancora oggi, a due anni dalla sentenza di Cassazione per il processo di Bolzaneto, le ‘provvisionali’, cioè quella prima quota di risarcimento che il giudice assegna nell’ambito del processo penale, non sono ancora state completamente pagate. E i processi civili che dovrebbero portare all’erogazione del risarcimento vero e proprio sono tutt’ora in corso.

I processi civili

Fino ad ora la seconda sezione del tribunale civile di Genova ha emesso una sola sentenza che riguarda un giovane tedesco picchiato alla Diaz. Il giovane, che non si era costituito parte civile nel processo penale, e che ha riportato una invalidità permanente del 3% oltre ai pesanti danni psicologici per il pestaggio e la calunnia, si è visto liquidare la giudice Paolo Gibelli solo 15.500 euro. Cifra considerata “irrisoria” dagli altri legali che hanno presentato analoghe cause e sono ancora in attesa delle decisioni.

“Anche perché – spiega l’avvocato Emanuele Tambuscio che ha difeso in sede penale molti dei ragazzi vittime alla Diaz o a Bolzaneto – il giudice ha liquidato al ragazzo 12 mila euro per le lesioni e 3500 euro per quella che lui chiama ingiusta detenzione. Ma l’ingiusta detenzione si configura quando per una serie di cause ma senza colpa, un arrestato finisce in galera e poi viene assolto. Nel caso della Diaz i funzionari hanno costruito false prove per giustificare i pestaggi e gli arresti, quindi la situazione è ben diversa”. Inoltre gli avvocati civilisti che hanno presentato i ricorsi chiedono esplicitamente anche il risarcimento da tortura, in quanto, pur non esistendo in Italia il reato, la convenzione Onu firmata dall’Italia prevede che lo Stato lo risarcisca i danni, ben più gravi di quelli da lesioni. Le cause civili vengono affrontate ad una ad una da un’apposita sezione del tribunale di Genova. Le prossime sentenze potrebbero arrivare per la fine dell’anno.

La Corte europea di Strasburgo e il reato di tortura

Con sentenza del 7 aprile 2015 la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato lo Stato italiano a risarcire Arnaldo Cestaro, che oggi ha 75 anni, che fu picchiato dentro la scuola Diaz. In questo caso il ricorso riguarda la mancata applicazione in Italia della convenzione europea sul reato di tortura, vale a dire il fatto che l’Italia non ha mai introdotto nella sua legislazione questo tipo di reato. E la mancata considerazione “di determinati fatti come reati non permette – hanno detto i giudici di Strasburgo – anche in prospettiva, allo Stato di prevenire efficacemente il ripetersi di possibili violenze da parte delle forze dell’ordine. L’Italia è stata condannata per il caso Cestaro a un risarcimento di 45 mila euro, ma sono un centinaio i manifestanti che tra Diaz e Bolzaneto, hanno presentato ricorsi collettivi. E se per la Diaz il precedente già c’è, difficile che anche le sentenze sulla caserma di Bolzaneto si discostino visto che i giudici italiani della Corte d’appello, così come la Cassazione, avevano dovuto constatare la prescrizione della maggior parte dei reati, ribadendo che sarebbero stati configurabili come tortura, se il nostro Paese avesse previsto nel suo ordinamento questo tipo di reato.

Chi paga i risarcimenti?

Resta il nodo, che difficilmente troverà una risposta su chi pagherà questi risarcimenti, che complessivamente, ammonteranno a diversi milioni di euro. Nei processi penali, così come nelle cause civili, a pagare dovrebbero essere gli imputati (vale a dire i poliziotti e medici, nel caso di Bolzaneto, condannati) in solido con i ministeri di cui erano dipendenti quindi il solo ministero dell’Interno per la Diaz e i dicasteri dell’Interno e della Giustizia per Bolzaneto. Di norma in questi casi i ministeri pagano per poi rivalersi sui loro dipendenti ma ad oggi nessuna informazione in tal senso è arrivata rispetto alla provvisionali già pagate così il più stretto riserbo da parte del ministero ha riguardato in questi anni sia la cifra versata dallo Stato per le (si dice) lautissime parcelle degli avvocati difensori dei poliziotti, sia il fatto che – dopo le condanne – i soldi anticipati dallo Stato per gli avvocati, dovrebbero essere recuperate presso gli stessi funzionari condannati

Il 20 luglio ancora in piazza Alimonda

Domani intanto i centri sociali, ma anche le associazioni e i partiti che erano in piazza in quel luglio di 14 anni fa saranno ancora una volta in piazza Alimonda per ricordare la tragica morte di Carlo Giuliani ucciso con un colpo di pistola da un carabiniere negli scontri che seguirono la carica al corteo delle Tute bianche. Un po’ di preuccupazione da parte della Questura di Genova riguarda l’eventuale presenza di ‘provocatori’ dopo che il questore ha vietato la manifestazione del sindacato di polizia Coisp che voleva raccogliere firme proprio in piazza Alimonda per far rimuovere la targa dedicata a Giuliani. Il Coisp ha tentato invano un ricorso al prefetto di Genova e mobilitato parlamentari di centro destra per formulare un’interrogazione parlamentare al ministro Alfano. Il segretario ligure del Coisp Matteo Bianchi, ha annunciato per domani mattina due presidi a Savona e alla Spezia ma anche “una passeggiata in piazza Alimonda da libero cittadino rispettoso della legalità”.

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