Emergenza profughi

C’è una ‘Via Caffaro che accoglie’: vestiti, palloni e la sfida di “mettersi alla prova come comunità”

Dopo le polemiche di parte di alcuni residenti nasce un gruppo che vede la solidarietà anche come un'occasione per ricostituire il tessuto sociale del quartiere

Genova. Non solo lamentele e minacce di blocchi stradali. In via Caffaro, dove da alcuni giorni nell’ex residenza per anziani di proprietà dell’Inps, sono stati accolti una novantina di profughi provenienti da Nigeria, Costa D’avorio, Ghana, Egitto e Pakistan, c’è anche un comitato di residenti e di persone che lavorano nella via, che sceglie la via dell’accoglienza e della solidarietà.

“Siamo un gruppo di persone che abitano e/o lavorano in via Caffaro – racconta Susanna Neuhold, che lavora nello stesso stabile dove oggi alloggiano i migranti – e siamo sciooccati dalla reazione di molti altri abitanti/lavoratori della via hanno avuto verso le persone migranti ospiti da alcuni giorni qui. Nonostante non siano stati rilevati problemi di alcun genere, molti abitanti e lavoranti nel quartiere si sono lamentati presso le autorità per questa iniziativa, arrivando a minacciare azioni legali. Per questo desideriamo mostrare alle persone ospiti e alla cittadinanza che non tutta via Caffaro è contraria a offrire ospitalità ed accoglienza”.

Il comitato “Via Caffaro che accoglie” è nato ieri sera e ha già raccolto 130 adesioni, e il suo obiettivo non è solo quello di dimostrare la solidarietà a parole: “Stiamo organizzando, in collaborazione con la Croce Rossa che gestisce la struttura, una raccolta di beni di prima necessità, sapone, dentifricio, ciabatte e magliette spiega.

“Arrivano qui scalzi e a dorso nudo e da questo punto di vista le richieste sono proprio basilari” spiega Anna Maria Monti del segretariato sociale della Croce Rossa di Genova, che, se ne ce fosse ancora bisogno previa: “La situazione è tranquillissima, sia dal punto di vista della salute – spiega mostrando le mani nude con cui sta entrando nella struttura – sia in generale”.

Unica pecca il fatto che al momento per i 92 ospiti della struttura, non è possibile organizzare nulla: niente corsi, niente attività culturali o di animazione e nemmeno progetti di volontariato sociale, almeno per ora. “Alcuni ragazzi ci hanno chiesto se qualcuno può organizzare un corso di italiano – spiega Ingrid Nardelli – e alcuni di noi sarebbero disponibili – ma la Croce Rossa ha spiegato che al momento non si può. Stamattina alcuni di loro non sapevano cosa fare e come rendersi utili e si sono messi a spazzare il piazzale”.

Problemi di assicurazione sembra, che potrebbero essere aggirati se si riuscirà a mettere in campo un progetto insieme al municipio. Un passo alla volta insomma, intanto il Comitato di accoglienza si rende utile e raccoglie le richieste. Tra queste quella di un pallone: “Vado a prenderlo io a casa” dice Niccolò che abita in via Caffaro e ha scoperto su Facebook l’esistenza del gruppo.

Il fatto di non rinchiuderci in noi stessi e di provare a ricreare un tessuto di solidarietà può essere utile oggi per questi profughi, ma anche per noi – dice Alessandra Raggi, anche lei abitante di via Caffaro – così la prossima volta che ci sarà da dare una mano a una persona anziana o risolvere un problema del quartiere avremo già una rete di supporto con cui muoverci”

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