Genova. Il biodigestore per il trattamento dell’umido nell’area ex Colisa, oggi in parte bonificata e di proprietà di Sviluppo Genova, sarebbe una scelta “irresponsabile”. L’idea, che piace molto al consigliere delegato all’Ambiente Enrico Pignone e non dispiace affatto al capogruppo del Pd Simone Farello viene bocciata apparentemente senza margini di trattativa dal vicesindaco ed assessore all’Urbanistica di Tursi Stefano Bernini.
Per illustrare il suo no il vicesindaco elenca tre ordini di motivi. “Prima di tutto serve una variante al puc, perché quella è un’area di destinazione produttivo urbano dove la tipologia di impianti che possono essere installati sono quelli che non comportano una serie di autorizzazioni per le emissioni in ambiente che invece comporterebbe un biodigestore. Una seconda valutazione di carattere urbanistico più generaleri riguarda il fatto che “si tratta di un’area dove la città ha deciso di installare la grande distribuzione commerciale, visto che lì vicino c’è Ikea e tra poco ci sarà Maison du monde e dove, quindi, non sarebbe opportuno far transitare tutti i giorni i camion pieni di spazzatura”.
“In terzo luogo – dice Bernini – nell’accordo sottoscritto con il ministero dell’ambiente, con quello dei Trasporti e con società autostrade l’area è destinata ad ospitare un campo base della gronda e società Autostrade ha già dichiarato che non esiste compatibilità e che se il Comune decide di destinare ex Colisa per altri scopi deve essere in grado di trovare un’area alternativa per il campo base della gronda”.
Per il vicesindaco sul territorio genovese un’area c’è ed è su questa che occorre cominciare a trattare: “Sono le ex aree Ilva dove sarà realizzato anche il nuovo depuratore. Trattando con Ilva e impiegando una parte dei loro lavoratori è possibile trovare una soluzione che sia in zona industriale e non crea problemi alla città grazie una viabilità dedicata attraverso la strada a mare”.
Intanto nell’ex Colisa viene riversato oggi parte dello smarino del Terzo Valico: “Lo smarino del terzo valico è stato depositato lì creando due ripiani che non comportano nessun problema per l’uso successivo, semmai creando un consolidamento dell’area”. Sull’operazione-smarino esprime forte perplessità Angelo Spanò, ex consigliere provinciale dei Verdi e attivista no tav: “Mi chiedo come sia possibile che il materiale di risulta dei lavori del terzo valico venga scaricato lì visto che la legge vieta di utilizzare un’area a tale scopo senza un progetto definitivo”.
E se 24 ore fa sembrava che il progetto per l’area potesse proprio diventare l’impianto per la biodigestione dell’umido, la posizione netta del vicesindaco al momento sembra imporre l’ennesimo stop. Intanto per Amiu il tempo stringe, se non andrà a buon fine il reperimento di un’area nel Comune di Genova (opzione che vede favorevole buona parte della maggioranza), occorrerà cercare nell’ambito della città metropolitana e, in extremis anche fuori Regione.