Dopo la sconfitta

Pd genovese al bivio, Terrile: “In vista delle comunali serve discussione programmatica con i partiti di sinistra”

Il segretario dimissionario: "No a visione autoassolutoria di Paita e Burlando. Gruppo dirigente avrebbe potuto fare scelte diverse"

Genova. “Abbiamo sbagliato tutto, abbiamo sbagliato tutti”. Il segretario del Pd genovese Alessandro Terrile lo ha scritto quella notte stessa sulla sua pagina facebook quasi fosse già certo di come altri avrebbero rovesciato le responsabilità della sconfitta solo su Cofferati e Pastorino. Non a caso Terrile, insieme a Giovanni Lunardon, la notte dello sfacelo del partito democratico, è arrivato subito (a differenza degli esponenti della corrente ‘paitiana’) nell’affollata sala stampa della Regione Liguria e ha preannunciato che che avrebbe rassegnato le dimissioni. Così ha fatto lunedì sera di fronte alla segreteria provinciale: “La prossima settimana – spiega – si terrà l’assemblea provinciale che avrà all’ordine del giorno l’analisi della sconfitta, il percorso futuro e ovviamente le mie dimissioni”.

La colpa quindi non è tutta di Cofferati? “Non credo che stiamo facendo un grande esercizio andando a cercare altrove i responsabili della sconfitta – risponde – serve una discussione franca che analizzi il percorso che ci ha portato dall’anno scorso fino ad oggi. La responsabilità che mi assumo è quella di non essere riuscito ad impedire un percorso che temevo ci portasse alla sconfitta. Certamente le divisioni che sono nate prima, durante e dopo le primarie non sono state ricomposte, ma certamente alla base della sconfitta c’è una percezione del pd e della nostra candidata che non è stata percepita come una proposta credibile”

Terrile definisce quella di Burlando e Paita una “visione autoassolutoria”. “La divisione della sinistra ha inciso non tanto perché si possa sommare il consenso conquistato da Pastorino ma perché la divisione ha portato tanti elettori del Pd a non andare a votare. Le responsabilità sono molte soprattutto del gruppo dirigente del partito che avrebbe potuto fare delle scelte ma anche di Claudio Burlando e Raffaella Paita che hanno dato impulso a un percorso che ci ha portato prima alle primarie poi alla sconfitta elettorale”.

Al di là delle decisioni che verranno prese prima dall’assemblea provinciale (dove la componente ‘cuperliana’ vale circa il 60%) e da quella regionale che a breve dovrà discutere delle dimissioni di Lunardon, che saranno formalizzate nei prossimi giorni (assemblea regionale dove, invece, dopo l’uscita dei civatiani, i paitiani sono la maggioranza), quello che è in gioco è il futuro di un partito che sembra aver perso la bussola e che nella prossima tornata elettorale che verrà al voto gli elettori per il governo di Tursi rischia concretamente di perdere.

Poco più di un anno e mezzo, il tempo non è molto se si vuole evitare di consegnare alla destra anche il Comune di Genova: “Serve una riflessione urgente sui partiti diversi dal Pd che stanno in una coalizione di centro sinistra. Sul piano nazionale viviamo un’alleanza ‘necessitata’ che è quella tra il Pd e il nuovo centro destra e che non rappresenta quelli che sono i confini naturali del centro sinistra. Credo che dovremmo qual è il rapporto e quale deve essere il dialogo con i partiti di sinistra”.

I rapporti di forza a Tursi, quindi sono destinati a cambiare: “Con la lista Doria il dialogo non manca, come ho sempre detto con orgoglio sosteniamo lealmente il sindaco Doria, ma certamente va avviata una discussione programmatica non solo per sostenere la nostra amministrazione ma anche per costruire un programma che contenga bisogni e prospettive del governo della città”.

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