Genova. Un sospiro di sollievo la giunta Doria lo ha tirato alle 17.15 di questo pomeriggio dopo che la delibera sulle partecipate è passata: 38 presenti e 22 sì. I numeri Doria li ha avuti grazie al supporto dell’Udc e di parte del Gruppo Misto con Anzalone e Malatesta che hanno votato sì.
Era la condizione imprescindibile per andare avanti e il sindaco di Genova Marco Doria ora guarda al futuro: “Prima di tutto gli obiettivi del 2015 sono ora l’approvazione del bilancio e delle sue variazioni successive e poi il Puc. Ma vogliamo andare avanti fino al 2017 – spiega ai giornalisti a margine della seduta del consiglio comunale – e avviare progetti che traguardano questa amministrazione, dal Blu Print alla caserma Gavoglio, alla messa in sicurezza del territorio in collaborazione con la Regione”.
Per raggiungere questi obiettivi Doria ha di fatto allargato la sua maggioranza: dentro gli ex Idv Anzalone, De Benedictis e Mazzei (gli ultimi due però assenti oggi) e dentro l’ex pd Malatesta. E con l’appoggio esterno dell’Udc. Un’ “apertura politica” che Doria rivendica e che “non avrà conseguenze sulla Giunta spiega, perché non si allarga la maggioranza concedendo poltrone” ha ribadito.
Sulle difficoltà della maggioranza nelle due precedenti sedute in cui è mancato il numero legale per approvare la delibera Doria dà la colpa all’opposizione: “Non concepisco questo tipo di atteggiamento per cui l’opposizione non partecipa ai lavori del consiglio” ha detto il sindaco. “Nell’ultima seduta sono mancati due consiglieri di maggioranza che erano giustificati” ha detto, ma è evidente che senza l’allagamento il problema esiste.
Sel oggi ha dichiarato in aula che per l’ultima volta si è resa disponibile a salvare la maggioranza (in realtà solo uno dei due consiglieri del gruppo ha detto sì alla delibera, mentre Gian Pastorino ha votato contro) ed è altrettanto evidente se senza una condivisione dei prossimi passaggi la maggioranza più che allargarsi tenderà sempre più a spostarsi al centro.
Sulla delibera in sé Doria ha ribadito che si tratta di un “principio di sana amministrazione che imprese pubbliche devono seguire per difendere se stesse”.E sulla chiusura delle porte di Tursi ha commentato: “E’ una scelta dolorosa, ma se non avessimo svolto la seduta a porte chiuse i gruppi non avrebbe potuto esprimere la propria posizione, come è avvenuto oggi”.