Storie blucerchiate

“Album dei ricordi blucerchiati”: Eddie Firmani, il “Tacchino freddo”

Primo giocatore della Sampdoria a segnare in Nazionale

Eddie Firmani

Genova. Da dove possiamo partire, per parlare di uno dei più prolifici centravanti della Sampdoria ? Dall’apartheid, visto che, quando arrivò a Genova, nel 1955, a Cape Town (in Sudafrica dove è nato) si stava passando dalla teoria ideologica alla concreta messa in opera della politica di segregazione razziale ? Un sudafricano “bianco”, bravo a giocare a calcio, all’epoca, è già di per sé strano… eppure, Edwing Ronald Firmani, figlio di emigranti italiani, trova la via del ritorno in Europa, grazie al foot-ball, quando – ancora teenager – approda al calcio professionistico inglese, al Charlton, la squadra londinese del borgo di Greenwich, proprio mentre il governo sudafricano agevola l’entrata nel paese dei “bianchi”, allo scopo di aumentarne il numero rispetto ai nativi.

Oppure, continuando fra il serio e il faceto, partiamo dal “thanksgiving day”, la festa del ringraziamento U.S.A., considerato il soprannome di “tacchino freddo”, ben presto affibbiatogli per la sua imperturbabilità (in linea con quella che il filosofo latino Seneca attribuisce al “saggio”) nel deporre la palla in rete ?

52 goal in 83 partite alla Samp, mica male come media… ma anche al Charlton ne aveva segnato una cinquantina in cento partite… motivo per cui il presidente Alberto Ravano, alla ricerca di un sostituto di “Pinella” Baldini, sborsa 35.000 sterline per portarlo a Genova… una cifra che fa scalpore, un record all’epoca per il campionato inglese, tanto che, a Manchester, in una teca del National Football Museum, è esposta una copia di una rivista sportiva che parla del passaggio di Firmani alla Sampdoria…

Merito della “scoperta” è da ascriversi al “braccio destro” presidenziale, Edmondo Costa e al talent scout Gigi Peronace (cui si deve l’arrivo in Italia anche di John Charles (Juventus), Denis Law e Joe Baker (Torino), Jimmy Greaves (Milan) e Liam Brady.

Ma torniamo a numeri:

17 goal il primo anno, con una quaterna – da fuochi artificiali di Capodanno – nel 7-0 rifilato alla Pro Patria il 1° gennaio del ’56, in emulazione del bomber Adriano Bassetto (che di poker ne fece due, uno al Venezia e l’altro al Palermo; il terzo pokerista doriano è stato Sergio Brighenti, a spese dell’Inter ed il quarto Mauro Icardi, al Pescara di Mattia Perin).

12 reti nella seconda stagione (quella dell’arrivo del genio del Prater, Ernst Ocwirk), fra cui spicca quella che dà il via alla rimonta nel derby d’ottobre, con la Samp che, sotto di due goal, va a vincere 3-2.

23 nell’anno della consacrazione (‘57/58), secondo – nella classifica cannonieri – solo al gigante gallese John Charles, con una tripletta rifilata alla Roma e l’inevitabile chiamata sui palcoscenici meneghini… dove, all’Inter, va a comporre una coppia da goal “monstre” con Antonio Valentin Angelillo, uno dei tre “angeli dalla faccia sporca” (angeles con caras sucias, gli altri due sono Humberto Maschio ed Omar Sivori, così nominati in Argentina, dopo la vittoria nel Sudamericano di Lima nel 1957… un trio gaucho da urlo, tanto che non è da escludere l’ipotesi che, se nel 1958 il Brasile di Pelè ha vinto i mondiali in Svezia, è stato perché, all’epoca, chi si trasferiva all’estero, non poteva giocare con la propria Nazionale e i tre albiceleste salparono prima per l’Italia).

Ma, tornando all’Inter e a San Siro… nella prima stagione il “Tacchino freddo” ne fa 20 di reti e il “tangheroAngelillo 33, cioè 53 in due: un record mai superato e stiamo parlando solo di goal in Campionato, perché – ad esempio – in Coppa Italia, all’esordio in nerazzurro, ne fa cinque al Mantova (gli altri due, a completare il 7-0, sono ovviamente della spalla argentina).

Ancora due anni assieme nell’Inter, non brillanti come il primo, ma pur sempre buoni (28 goal Eddie in 52 partite), ma nell’ultima stagione sulla panchina nerazzurra si è seduto il “mago” Helenio Hererra… ed il ripulisti è d’obbligo. Angelillo finisce alla Roma e Firmani in Serie B… un fatto incomprensibile per un giocatore che a Milano, in tre anni, colleziona 103 presenze (82 in A, 10 in competizioni europee e 11 in Coppa Italia), realizzando 69 reti (48 in A, 10 in Europa ed 11 in Coppa Italia).

E’ pur vero che la sentenza Bosman è al di là da venire, ma nella cessione di Eddie Firmani dall’Inter al Genoa, non può non entrarci anche una scelta di vita da parte dell’italo-sudafricano, che abbandona le nebbie milanesi per un ritorno in Riviera, sia pur sull’altra sponda del Bisagno… ma non lo fa per svernare!

Riporta subito il grifone in Serie A (17 goal in 33 partite) e poi conquista, con il rossoblu, la permanenza nella massima serie, con altre 8 reti in 29 partite e … una di queste la mette a segno da ex, contro la Sampdoria, nell’ottobre del ’62, gelando la Marassi blucerchiata ed esaltando la gradinata nord, con una scivolata ad insaccare un pallone vagante, dopo un traversone rasoterra dell’altro ex, Giovanni Bolzoni…

Eppure, caro Eddie, un posto nell’album dei ricordi blucerchiati lo meriti ugualmente… come dimenticare che sei stato il primo giocatore della Sampdoria a segnare per la Nazionale ? (Svizzera- Italia 1-1).

Da “mister”, poi, hai saputo fare bene nella “Grande mela”, guidando da allenatore, con personalità indiscussa, il Cosmos di Pelé, Beckenbauer e Chinaglia… cui dettare schemi non deve essere stato semplice…

A noi, comunque, piace ricordarti – col 9 sulla schiena – in questa formazione : Bardelli; Farina, Sarti; Marocchi, Bernasconi, Vicini; Mora, Ocwirk, Firmani, Tortul, Conti.

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