Sestri Levante. Auspico seriamente che il prossimo Consiglio Regionale affronti seriamente la scandalosa gestione di ARTE Genova creando una Commissione di inchiesta che verifichi la gestione di questi anni. Nel frattempo è mia intenzione presentare un esposto alla Corte dei Conti affinché apra un’ inchiesta.
La Regione Liguria, in forza della legge regionale n. 22/2010 (Finanziaria regionale per l’anno 2011) e della legge regionale n. 37/2011 (Finanziaria regionale per l’anno 2012) ha previsto che ARTE Genova, che dovrebbe prioritariamente occuparsi dell’edilizia popolare, acquistasse immobili di proprietà delle Aziende sanitarie locali, della Regione o di altri enti subregionali al fine di coprire il disavanzo sanitario degli esercizi precedenti o di effettuare investimenti. A sua volta, ARTE avrebbe poi dovuto valorizzare ed immettere questi beni sul mercato immobiliare, versando a Regione anche il corrispettivo dell’eventuale plusvalenza derivante dall’alienazione dei beni, mediante vendita o cartolarizzazione degli stessi.
Alla fine del 2011, essendo emerso un disavanzo sanitario di 76 milioni, che la Regione avrebbe dovuto coprire mediante aumento delle imposte o alienazione di beni immobili, la Giunta regionale (che nel frattempo aveva costituito un’apposita Cabina di regia composta da Segretario Generale, Direttore del Bilancio, dirigenti competenti in materia di patrimonio, sanità, urbanistica e FILSE, alle cui riunioni ha partecipato più volte l’Assessore Boitano pur non facendone parte), con delibera n. 1713 del 29 dicembre 2011, proposta dagli Assessori Boitano e Rossetti, ha proceduto alla vendita ad ARTE Genova di un pacchetto costituito da beni ASL (per circa 61 milioni) e beni della Regione (per circa 15 milioni) che ARTE avrebbe poi dovuto valorizzare avvalendosi delle procedure più snelle introdotte dall’art. 29 della l.r. n. 37/2011, consistente in cambio di destinazione urbanistica. L’atto di vendita venne stipulato il 30 dicembre 2011 dal dirigente regionale del patrimonio per conto anche delle ASL e dall’Amministratore Unico di ARTE Genova.
ARTE Genova, per erogare il corrispettivo a Regione Liguria, attivò una linea di credito con atto stipulato il giorno stesso tra ARTE Genova e Banca CARIGE, con “tiraggio” a fine aprile 2012, vale a dire al momento dell’erogazione dei 76 milioni a Regione, sulla base di quanto concordato con il MEF. Poiché ARTE Genova avrebbe dovuto sostenere rilevanti oneri finanziari in ragione del contratto con Banca Carige, la legge regionale aveva previsto l’erogazione da parte di Regione ad ARTE Genova di un’anticipazione di cassa non superiore all’80% del valore complessivo degli immobili, anticipazione che venne restituita al termine del 2012.
Nel corso del 2012, tuttavia, emerse che l’effettivo disavanzo sanitario ammontava a 103 milioni, per cui con legge regionale approvata nell’agosto di quell’anno si previde che ARTE Genova erogasse anche il corrispettivo derivante dal maggior valore dei beni conseguente all’operazione di valorizzazione degli stessi, pari ad ulteriori 27 milioni.
La valorizzazione dei beni è stata lunga e difficile, in quanto ha comportato estenuanti trattative con i comuni nel cui territorio si trovano i singoli cespiti (in particolare per l’ex ospedale psichiatrico di Quarto o quello di Santa Margherita) e si è conclusa nel corso del 2013. Nel frattempo la cartolarizzazione si è rivelata impraticabile sul piano normativo e il MEF, nel 2013 ha inviato i propri ispettori per verificare la correttezza dei conti della Regione.
Nel 2013, dopo aver modificato la legge regionale n. 51/2012 (prevedeva nuovamente l’anticipazione con le modalità della legge del 2010), stabilendo che l’anticipazione veniva erogata per non ben precisati interventi sul patrimonio immobiliare di ARTE Genova, quest’ultima ha ricevuto l’anticipazione per evitare il pagamento di ingenti oneri finanziari, restituendola a fine anno.
Nel corso del 2013 ARTE Genova e la Regione tramite la Cabina di regia e numerose riunioni politiche tardavano a decidere con quali modalità vendere i beni (in blocco, singolarmente o in lotti), per cui il bando uscì solo nel dicembre del 2013, poco prima del viaggio di Burlando a Mosca, finalizzato proprio a “reclamizzare” il pacchetto immobiliare. Il bando prevedeva la vendita in blocco per 116 milioni (comprensivi degli oneri sostenuti da ARTE Genova per l’operazione). L’Amministratore Unico di ARTE Genova, negli anni 2012, 2013 e 2014 ha più volte messo in evidenza la ricaduta negativa dell’operazione per l’Azienda e i timori di creare dei “buchi” nel bilancio, anche in presenza dell’Assessore Boitano, che si è sempre rimesso alle decisioni della maggioranza.
Nel 2014 l’operazione immobiliare diveniva oggetto dell’attenzione della Corte dei conti che, in sede di parifica del rendiconto generale 2013, con giudizio del 18 luglio 2014 ha contestato la legittimità dell’operazione per indebitamento a copertura di disavanzi ed irregolare contabilizzazione della vendita.
Nel frattempo, mentre la difesa della Regione veniva impostata sul fatto che ARTE è al di fuori del perimetro delle pubbliche amministrazioni, nell’estate 2014 la vendita in blocco – decisa in riunioni informali, presenti il Presidente Burlando, l’Assessore Rossetti, l’Assessore Paita e l’Assessore Boitano -, si concludeva miseramente, con una gara andata deserta.
Nell’agosto 2014 gli ispettori MEF concludevano le loro relazioni circa il “Grave indebitamento bancario a carico dell’Azienda regionale territoriale per l’edilizia (ARTE) della provincia di Genova conseguente all’esecuzione del contratto di acquisto da parte di ARTE di rilevanti beni immobili di proprietà della Regione e di diverse ASL liguri”, affermando che ARTE Genova è una Azienda regionale e sottolineando come l’operazione si configuri analoga a quella del parere reso dalla Corte dei conti, nonché confermando il rilievo mosso nel 2013 dagli stessi ispettori e rimettendo al prudente apprezzamento della Magistratura contabile la questione circa la natura giuridica di ARTE. La Regione ha fatto ricorso contro la parifica, ma lo stesso è stato respinto dalle Sezioni Riunite della Corte dei conti, per cui la Giunta ha deciso di procedere all’iscrizione tra i conti d’ordine di euro 103.378.221,84 nel proprio stato patrimoniale al 1/1/2014, al fine di dare evidenza all’operazione che potrà rilevare in esercizi futuri, con ciò ottemperando a quanto indicato dalla Corte dei conti e, nella sostanza, peggiorando i conti dell’ente.
La gestione di ARTE Genova, a sua volta, è stata gravemente compromessa dall’indebitamento, anche perché il meccanismo elusivo dell’anticipazione di cassa non è utilizzabile all’infinito. La situazione di ARTE Genova è peggiorata perché:
ha dovuto anticipare a Regione i proventi stimati dalle future vendite ricorrendo ad un’anticipazione di cassa da parte di Banca CARIGE (tasso Euribor + 5%);
sta subendo sui propri bilanci il peso degli oneri finanziari comunque sostenuti, oltre all’alea di quelli che dovrà sostenere, con la conseguenza che l’operazione ha generato a carico di ARTE Genova interessi passivi e spese di commissione per:
1.385.000,00 (interessi non iscritti a costo ma capitalizzati, a incremento del valore degli immobili oggetto di “cartolarizzazione”) nel 2012, 3.455.000,00 (interessi non iscritti a costo ma capitalizzati, a incremento del valore degli immobili oggetto di “cartolarizzazione”) nel 2013 e 2.640.000,00 (interessi pare solo in parte iscritti a costo e in quota parte capitalizzati) nel 2014.
Tutto ciò a carico di un’Azienda regionale, ente pubblico economico, che ha come sua finalità istituzionale la gestione e la realizzazione di edilizia residenziale pubblica (gestisce 12.000 alloggi) e solo in via residuale quella di gestore del patrimonio pubblico, secondo le intenzioni del legislatore regionale del 1999 che approvò l’attuale disciplina normativa di ARTE, le cui funzioni, incluse quelle che riguardano proprio i cosiddetti alloggi popolari, sono compromesse dalla funzione di immobiliarista attribuitale dalla Regione.