Liguria. “Ad ogni dibattito a cui ho partecipato mai è stata sollevata la questione Porto, se non per ricordare che 50 milioni nel 2014 sono stati stanziati per riqualificare (parola insidiosa) le infrastrutture ferroviarie di Sampierdarena e Voltri. Progetto fumoso ad oggi, poiché da più parti si denuncia la mancata collaborazione tecnica tra RFI e Autorità Portuale ed un chiaro disegno strategico per aumentare davvero e radicalmente i pochissimi treni merci in uscita dai vari bacini: viaggia infatti su rotaia solo il 14% del traffico merci, circa 40 treni al giorno, contro i 4000 camion . Un risultato efficace si avrebbe affrontando l’organizzazione delle Stazioni di origine dei treni, dunque anche degli scali portuali, realizzando dei punti di controllo centralizzati, dove concentrare tutte le manovre ferroviarie, coinvolgendo direttamente nelle scelte i lavoratori”.
Il Partito Comunista dei Lavoratori ( P.C.L.), per voce del suo Candidato alla Presidenza Matteo Piccardi, vuole mettere al centro della discussione l’attacco portato dal Governo Renzi all’art 17 della legge ’84-’94.
“Un attacco che getta le basi per inserire il precariato e il lavoro temporaneo all’interno dei Porti come Genova o Livorno per fare un esempio, un attacco che, con la complicità dell’Autorità Portuale, si pone come obiettivo non solo di usare forza lavoro come un “facchinaggio” sottopagato e non specializzato , ma di colpire al cuore organizzazioni storiche come le Compagnie Uniche . Un colpo economico e culturale, all’intera occupazione portuale, ai Porti della Liguria e più in generale al mondo del lavoro. Non potendo delocalizzare un porto, come stanno facendo da anni con un lungo processo di deindustrializzazione del territorio, (portando la disoccupazione giovanile al 40%), vogliono allontanare l’organizzazione del lavoro portuale sempre più da modelli come Rotterdam (in cui il porto è municipalizzato al 100%) per trascinarli verso quelli come Gioia Tauro in cui non c’è Autorità Portuale ma esiste solo il profitto della Contship e lo sfruttamento dei lavoratori. Il concorso per poter lavorare al porto di Genova è stato vinto fino al 2019, ma ci sembra del tutto evidente che la battaglia è appena incominciata”, prosegue.
“Noi vogliamo stare dalla parte dei lavoratori, dalla parte dei loro diritti e contro ogni processo di precarizzazione che significherebbe solo la fine delle Compagnie Portuali e del lavoro che gravita intorno al Porto stesso. Che i portuali siano ancora un esempio per la classe lavoratrice, che siano alla testa di ogni rivendicazione occupazionale, saldando la loro esperienza, la loro forza con le lotte che verranno più avanti inevitabilmente per Amiu, AMT, Finmeccanica, Tirreno Power, Piaggio, in città, in Liguria, in tutta Italia”, conclude Piccardi.