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Immigrazione, parte da Genova la richiesta di cittadinanza online senza mediazione

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Parte da Genova, con una conferenza stampa che annuncia il ricorso all’intervento dei Prefetti, la campagna nazionale del patronato Ital Uil e della Uil finalizzata ad abbattere il divario digitale per le pratiche di richiesta di cittadinanza. A partire dal 18 maggio 2015 entrerà in vigore il servizio telematico per l’attribuzione della cittadinanza. Questa pratica prevede il recapito on line delle domande direttamente al Ministero dell’Interno, il quale non intende avvalersi, almeno per il momento, del servizio gratuito offerto dai patronati aderenti al CE.PA.

Il Ministero degli Interni specifica che il richiedente dovrà compilare la domanda sul portale dedicato alla cittadinanza, unicamente, attraverso un’utenza intestata allo stesso.

Pier Angelo Massa, segretario generale della Uil di Genova e della Liguria, stigmatizza il rifiuto del Ministero a stipulare una convenzione con i patronati: “L’assistenza è gratuita. Agevolare l’inoltro delle domande attraverso i nostri strumenti e soprattutto avvalendoci del nostro personale esperto e qualificato fa parte della missione del patronato e del sindacato. La Uil ligure fa appello ai Prefetti affinché chiariscano al Ministero dell’ Interno la competenza in materia e il valore sociale che i patronati sanno esprimere. Si tratta di proseguire un lavoro che l’Ital Uil svolge già con i permessi di soggiorno”.

Alberto Sera, vice presidente Ital Uil, mette in rilievo come la legge di stabilità 2015 imponga ai patronati di sostenere la popolazione nelle procedure di accesso telematico: “L’Ital Uil chiede al governo di essere coerente con la legge accompagnata, peraltro, da un taglio ai servizi ai cittadini. Viene quasi voglia di utilizzare lo slogan del Presidente del Consiglio, e quindi di chiedere ironicamente al governo dove sia stato in questi ultimi cinque mesi ”.
Per Angela Scalzo, ricercatrice del Dipartimento politiche migratorie Uil: “Sul fenomeno chiamato divario digitale, si moltiplicano indagini, discussioni, interventi e politiche. I motivi di esclusione comprendono diverse variabili: condizioni economiche, livello d’istruzione, qualità delle infrastrutture, differenze di età o di sesso, appartenenza a diversi gruppi etnici e provenienza geografica”.

La testimonianza di Simohamed Kaabour dell’Associazione Nuovi Profili è un vero e proprio monito preventivo: “Senza il servizio gratuito e professionale dei patronati c’è la quasi certezza di affidare gli immigrati alla rete dei faccendieri sempre pronta a preferire il lucro alla tutela dei diritti”.

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