Il centro storico di Genova è da molto tempo sotto la lente di ingrandimento dei media, dei comitati di quartiere, della pubblica amministrazione e della politica, per le note e ormai famose situazioni di illegalità che proliferano sull’intero quartiere. A margine del confronto di Lella Paita con i residenti della città vecchia – ieri sera al Chiostro di Santa Maria di Castello –, anche Pippo Rossetti è intervenuto a proposito del mercatino di via Turati, senza dubbio il simbolo più evidente del degrado in cui versa questa parte di città.
“Cogliamo il segnale che i cittadini hanno voluto lanciarci rispetto ad una situazione di illegalità e insicurezza che sta diventando ormai insostenibile per i residenti, i commercianti, i turisti, i frequentatori delle attività commerciali e artigiane del centro storico. È evidente la necessità di individuare, insieme all’amministrazione comunale, un’unica soluzione per il risanamento di queste aree”, l’esordio di Rossetti.
“Non bisognava consentire la nascita del mercatino di Turati. E adesso non si tratta di spostarlo altrove, ma di chiuderlo, perché non è possibile vendere merce rubata e senza concessioni. Naturalmente va garantito un trattamento umanitario adeguato a chi arriva, ma è altrettanto doveroso far rispettare la legalità ed il messaggio deve essere forte e chiaro: la convivenza di un territorio e lo scambio di relazioni passano inevitabilmente attraverso il rispetto delle leggi. Ciò che non può passare è invece il principio del “liberi tutti”, perché questa non è vera intercultura e non è vera solidarietà, ma solo incapacità di risolvere i problemi.
«Un fenomeno, quello di via Turati, che diventa ancora più intollerabile se consideriamo la condizione di difficoltà in cui versano tanti cittadini e commercianti soggetti, loro sì, ad ogni tipo di controllo e spesso sanzionati duramente per la minima mancanza. Prendiamo esempio da quanto fatto in altre grandi città europee e mettiamo in campo una strategia volta a riempire di contenuti gli spazi urbani oggi vuoti e in quanto tali oggetto di degrado, ed evitiamo di mascherare l’inerzia politica con la finta solidarietà”.