Ancora in carcere

Antagonisti francesi arrestati a Genova, Prefettura dispone espulsione dall’Italia: venerdì il Riesame

Contro il provvedimento amministrativo del Questore gli avvocati faranno ricorso

cronaca

Genova. Saranno espulsi dall’Italia non appena verranno scarcerati i cinque ragazzi francesi arrestati dieci giorni fa dalla polizia per aver danneggiato tre automobili in centro storico. Il provvedimento, che prevede l’accompagnamento coattivo alla frontiera da parte del personale della Questura, è stato emesso dal prefetto di Genova. Nelle motivazioni indicate dalla Prefettura nel provvedimento viene indicato non solo il danneggiamento e la resistenza aggravata (reati per i quali i ragazzi sono tutt’ora in carcere), ma anche la partecipazione all’iniziativa che gli antagonisti genovesi avevano organizzato il 29 aprile, bloccando simbolicamente per una mezz’ora l’accesso ad Eataly in segno di protesta contro l’’Expò, oltre alla presunta partecipazione alla manifestazione anti Expò del 1 maggio a Milano.

Gli avvocati difensori dei giovani hanno già presentato ricorso contro il provvedimento di fronte al tribunale civile di Genova, ricorso particolarmente importante per Pierre Boilleau, che sta completando gli studi in Italia e deve discutere la tesi tra poco. Già domani mattina si terrà l’udienza di convalida della parte del provvedimento relativa all’accompagnamento alla frontiera.

Intanto per tutti e cinque venerdì ci sarà l’udienza di fronte al tribunale del Riesame. Gli avvocati Alessandro Gorla, Laura Tartarini ed Emanuele Tambuscio chiedono la scarcerazione dei 5 contestando l’illegittimità dell’arresto in flagranza, ma anche la ricostruzione stessa degli avvenimenti di quella notte.

Dai filmati emerge infatti chiaramente che sono solo 2 i giovani che compiono i danneggiamenti e anche la resistenza sarebbe per gli avvocati tutta da dimostrare. Secondo quanto appreso, inoltre, i 4 bulloni sequestrati dalla Digos come presunta prova di una partecipazione ad azioni violente si troverebbero chiusi in una busta di plastica trasparente a marchio Toyota, e altro non sarebbero che i bulloni di ricambio in dotazione all’auto di proprietà della ragazza che è stata poi sequestrata.

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