Ca' de mussi

Staglieno, famiglia fuori casa a sei mesi dall’alluvione: “Non possiamo venderla, né rientrarci in sicurezza” fotogallery

La frana, a rischio “in caso di pioggia” su terreni del Comune. Un palo della luce a sbarrare l’accesso. Lavori mai cominciati

Da sei mesi fuori casa dopo l'alluvione di ottobre: le immagini di Ca de Mussi

Genova. A sei mesi dall’alluvione di ottobre sono tante le famiglie ancora fuori casa. Secondo i dati forniti dall’assessorato ai servizi sociali sono 40 (per un totale di 82 persone) quelle sgomberate dalla pubblica incolumità del Comune di Genova, oltre a 45 famiglie sgomberate da soggetti vari e di cui non è facile avere informazioni. Tursi ha messo a disposizione degli sfollati un contributo per l’affitto e il rimborso della tari, ma per chi ha investito i soldi di una vita per comprare casa e poi se l’è ritrovata sommersa dal fango, evidentemente non basta.

Così tra chi sta cercando di avere giustizia in tribunale e chi, magari lentamente vede avanzare i lavori che gli consentiranno di rientrare a casa propria, c’è la storia di Cecilia e Fabrizio e dei loro figli che hanno dovuto lasciare in tutta fretta la mattina del 10 ottobre la loro abitazione in via Ca’ De Mussi e non sanno quando potranno rientrare in sicurezza.

Cà De Mussi è la strada di prosecuzione del percorso del vecchio acquedotto storico sopra il cimitero di Staglieno, una creuza non carrabile, unico accesso alla loro casa. Nel 2011 una frana aveva interessato la fascia sopra la loro abitazione ma con un prestito Fabrizio e Cecilia hanno eseguito subito i lavori. A ottobre la loro fascia ha “tenuto”, non così quelle di proprietà del Comune, una più piccola a 5 metri dalla casa e una più imponente a un centinaio di metri di distanza. “Si tratta di terreni che fino al 2007 la circoscrizione affittava ai privati” racconta Cecilia. “Finché sono state curate non ci sono stati problemi ma da allora sono stato di abbandono e a ottobre sono venute giù, insieme a una colata di fango che ha sfiorato la nostra casa. Quando il fiume di acqua ha iniziato a picchiare sulla finestra e entrare in casa abbiamo chiamato la protezione civile che ci ha portato via caricandosi in bambini in spalla”.

La frana più grossa ha riempito la strada di pietre, fango e detriti e abbattuto un palo della luce accasciandolo contro il muro del cimitero. La strada era completamente bloccata dai massi, poi i vicini hanno provato a ripulirla sistemando anche una piccola passerella. “La pubblica incolumità del Comune nel verbale ha scritto che non esiste un pericolo imminente a meno che non piova, tanto che quando piove e ce l’allerta ci chiamano i servizi sociali assicurandoci che i bambini non siano a casa”.

In realtà Cecilia e Fabrizio la loro casa l’hanno lasciata da quel giorno perché con tre figli, di cui la più piccola di tre anni, non sembrava un’idea troppo sensata farli passare sopra le pietre e sotto un palo pericolante o pensare di correr via a ogni goccia di pioggia. Così l’abitazione è abbandonata e con il passare dei mesi l’acqua che è entrata in casa e si è infiltrata ha fatto marcire i muri: “Abbiamo pensato di vendere casa per coprire il mutuo che ci resta da pagare ma l’agenzia ci ha detto che se il Comune non ripristina l’accesso e non mette in sicurezza le fasce non sarà possibile metterla in vendita”. E nemmeno è possibile fare i lavori per renderla di nuovo abitabile: “Nessuna impresa è disposta ad arrivare qui portando il materiale su per una creuza franata con un palo della luce a sbarrare la strada”.

Una situazione di stallo che non sembra al momento vedere nemmeno lontanamente una soluzione nonostante il tentativo di avere informazioni dall’assessorato ai lavori pubblici. A quanto pare però i lavori non sono nemmeno iniziati. Così se da un lato l’assessore ai servizi sociali Emanuela Fracassi spiega che il Comune cercherà di prorogare il bando di contributo all’affitto degli sfollati, Fabrizio e Cecilia non escludono di fare causa al Comune: “Stiamo valutando – spiegano – anche perché non possiamo andare avanti così: mese dopo mese i danni aumentano e le spese per vivere in un’altra casa anche. Chiediamo che quelle fasce siano messe in sicurezza, non solo che venga risistemato il palo. I servizi sociali ci hanno data un mano in questi mesi, ma ora chiediamo che i lavori comincino”. Anche perché l’autunno non è così lontano come sembra e tra qualche mese la pioggia tornerà a fare paura.

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