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Scolmatore del Fereggiano pronto a maggio del 2018: via ai lavori, si scava dal mare

Il cantiere durerà 3 anni e un mese, impiegherà dai 100 ai 150 lavoratori. Un'opera da 45 milioni di euro

Genova. Ci vorranno tre anni e un mese da oggi per il completamento dello scolmatore del Fereggiano. I lavori sono stati assegnati ieri all’impresa Pac di Brescia e oggi nella sala giunta nuova di palazzo Tursi, il sindaco di Genova Marco Doria, l’assessore alla protezione civile Gianni Crivelli e l’impresa hanno presentato il progetto. Un’unica galleria di circa 3 mila metri che verrà scavata a partire dal mare, nella zona compresa tra i bagni Squash e la Marinetta.

Si tratta di un’opera da 45 milioni di euro, di cui 25 saranno erogati dallo Stato, 15 dal Comune e 5 dalla Regione Liguria. Il cantiere durerà 3 anni e un mese, impiegherà dai 100 ai 150 lavoratori. Per far funzionare lo scolmatore in pressione sono previsti 4 aerofori, ossia 4 tubi verticali lunghi 40 metri e con un diametro di 70 centimetri, nella zona di Villa Cambiaso, Forte San Martino, all’incrocio tra via Mosso e Corso Europa e in via Berghini.

“La volontà è stata quella di ridurre al massimo i tempi – spiega l’assessore Gianni Crivello – e i disagi, visto che tutto il lavoro si svolgerà in galleria e il trasporto dei materiali avverrà via mare”. I materiali scavati, circa 140 mila metri cubi di roccia, saranno in parte utilizzati per il rinascimento delle spiagge, sia in zona corso Italia sia tra Voltri e Vesima, il materiale restante verrà utilizzato per il riempimento della piattaforma Maersk a Vado ligure. “Un’opera che non azzera il rischio ma che contribuisce a mitigarlo e consente, quando sarà finanziato lo scolmatore del Bisagno, con i fonti contenuti nel progetto Italia Sicura, di far andare in parallelo i due lavori”.

Il progetto consente di recuperare anche circa 900 metri della galleria scavata negli anni ‘90 sotto Corso Italia fino a intercettare, con la realizzazione di opportune “prese”, le acque dei torrenti Fereggiano, Noce e Rovare, con una portata di 160 metri cubi al secondo: “Recuperiamo come da nostra richiesta quella galleria, che costò all’epoca una ventina di miliardi ed era fino a oggi una cattedrale nel deserto recuperando in questo modo i soldi dei contribuenti che pagarono quei lavori, completandola fino ad arrivare in via Pinetti.

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