Liguria. La sentenza emessa dalla Corte Costituzionale ha dato ragione al Governo che aveva deciso di impugnare la legge regionale riguardante la riforma dell’Ato e in modo particolare l’articolo 10 che attribuisce ai Comuni già appartenenti alla Comunità Montane con popolazione inferiore o uguale a tremila residenti la possibilità di gestire in autonomia il servizio idrico integrato.
“Purtroppo la Corte Costituzionale ha deciso che spetta al parlamento – spiega Ezio Chiesa (Liguria Cambia) che al momento dell’approvazione della legge sull’Ato aveva fatto inserire un emendamento che prevedeva tale possibilità – decidere in materia”.
Una battuta d’arresto che potrà essere superata visto che le due proposte di legge presentate in parlamento “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei Comuni con popolazione pari o inferiori a 5000 abitanti”, primi firmatari Realacci (Pd) e Terzoni (Movimento Cinque stelle) sono già state unificate in un testo base e sono in discussione presso le Commissioni riunite, V^ e VIII^, della Camera dei Deputati.
“Il testo unificato, all’articolo 11, recepisce in toto il contenuto dell’ articolo della legge regionale, oggi bocciato dalla Corte Costituzionale – conclude Chiesa – la norma permette ai Comuni già appartenenti alla Comunità Montane con popolazione inferiore o uguale a tremila residenti la facoltà di gestire in autonomia il servizio idrico integrato”.
Nella sentenza la Corte Costituzionale non entra nel merito della legittimità del provvedimento, ma indica soltanto che trattasi di materia di competenza dello Stato e pertanto spetta solo al Parlamento apportare eventuali modifiche.