Genova. Tutto è partito dai controlli della Dia di Genova sui lavori nel torrente Polcevera, nei quali erano presenti le aziende “Scavoter” e “Pdf”. Da qui ha preso il via l’indagine che ha permesso di scoprire come “sul territorio della Liguria ci siano strutture organizzate e presenti da vecchio tempo. Le attività di indagini e le ultime operazioni dimostrano la presenza consolidata di gruppi mafiosi, attivi in diversi settori economici, ed in particolare gli appalti”. Così il colonnello Sandro Sandulli nel corso della conferenza stampa della Dia di Genova sul sequestro operato nei confronti di tre aziende riconducibili alla famiglia Fotia.
“Ci sono rapporti solidi con la famiglia dell’Ndrangheta di Africo, egemone sul territorio calabro e con un ruolo importante negli equilibri della criminalità organizzata: nel corso delle attività investigative sono emersi legami di tipo familiare, matrimoni, ma anche amicizie e frequentazioni di lungo corso” aggiunge il comandante della Dia genovese.
E proprio dai controlli della Dia sui lavori nel torrente Polcevera, nei quali erano presenti le aziende “Scavoter” e “Pdf”, è stato scoperto l’aggiramento delle misure per prevenire la presenza di aziende legate alla criminalità organizzata negli appalti, ed in particolare nelle grandi opere. In pratica, proprio per evitare il sequestro preventivo dei beni questi venivano riversati in nuove società intestate a ‘teste di legno’
Per questo è stato eseguito, con l’ok del gip del Tribunale di Genova, il sequestro preventivo di beni aziendali del valore di circa 10 milioni di euro nei confronti di Giuseppe Criaco e Remo Casanova, riconducibili ai fratelli Fotia, Pietro, Francesco e Donato. Il provvedimento riguarda, oltre alla Scavoter e la Pdf, anche la Se.le.ni” srl, impegnate nella realizzazione di opere edili e movimento terra Gli indagati sono accusati del delitto di intestazione fittizia di beni.
L’indagine è partita dall’osservazione da parte degli uomini della Dia del cantiere per i lavori della sponda destra del Polcevera subappaltati dalla Siteco (consorziata della Orion e poi divenuta società autonoma) dove nel marzo dello scorso anno vengono osservati e filmati mezzi riconducibili al gruppo Fotia che aveva ricevuto dalla prefettura di Savona un provedimento antimafia interdittivo ma aveva fatto nel frattempo ricorso al Tar (che fra l’altro poi annullerà il provvedimento).
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