In senato

Fincantieri, Rixi: “Presentata la mozione per il cantiere si Riva Trigoso. Lega Nord a fianco dei lavoratori”

Il consigliere regionale e candidato alla Presidenza della Regione Liguria della Lega Nord annuncia la presentazione del provvedimento da parte del capogruppo del Carroccio Gianmarco Centinaio, con cui ha partecipato all'incontro con i lavoratori di Fincantieri della scorsa settimana a Sestri Levante.

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Genova. “Siamo assolutamente contrari a qualsiasi forma di penalizzazione salariale per i lavoratori: non è così che si favorisce la competitività. L’azienda dovrebbe puntare sull’innovazione e sulla tecnologia dei cantieri liguri. La manodopera qualificata è il vero punto di forza di Fincantieri: bisogna investire sul know how locale, anziché dare il lavoro a ditte esterne con operai stranieri scarsamente qualificati. Non possiamo accettare che Fincantieri, che è pur sempre un’azienda di Stato, investa all’estero con gli utili dei cantieri italiani: se mai dovrebbe essere il contrario”. Così interviene Edoardo Rixi, consigliere regionale e candidato alla Presidenza della Regione Liguria per la Lega Nord, che annuncia la presentazione da parte del capogruppo in Senato Gianmarco Centianaio di una mozione nei confronti del governo in merito alla situazione Fincantieri, in particolare del cantiere di Riva Trigoso.

“I nostri capigruppo Fedriga alla Camera e Centinaio al Senato – spiega Rixi – sono venuti entrambi di persona per incontrare i lavoratori e hanno già presentato interrogazioni urgenti e una mozione sulla vertenza in atto su Fincantieri. Nella mozione in Senato chiediamo dettagli sul piano di ristrutturazione annunciato da Fincantieri per il sito di Sestri Levante. Il governo dovrebbe adoperarsi affinché nel piano venga riconosciuto il ruolo strategico per l’economia del territorio del ramo meccanica dell’azienda. Vogliamo un impegno preciso per garantire il massimo utilizzo, nella costruzione delle nuove navi – in previsione dell’arrivo di commesse da 5,4 miliardi di euro – del personale in cassa integrazione e negli appalti di giovani disoccupati residenti nel territorio ligure. Chiediamo inoltre che vengano consolidate le politiche industriali finalizzate al rilancio della cantieristica navale italiana attraverso l’individuazione di investimenti e incentivi, in particolare alla ricerca e all’innovazione, che permettano di aumentare la competitività della produzione italiana, lavorando per ottenere garanzie da parte di Fincantieri a mantenere la produzione nei cantieri in Italia, a tutela degli attuali livelli occupazionali. A Riva Trigoso oggi lavorano 650 dipendenti e circa 300 ditte appaltatrici: creare una holding che prevede lo scorporo di un settore di punta come quello della Meccanica vorrebbe dire autorizzare il progressivo smantellamento della presenza di Fincantieri nel nostro territorio”.

“Un’intenzione questa che, se confermata, segnerebbe una battuta d’arresto alla crescita dell’economia del territorio e che non trova risconto nel portafoglio ordini dell’azienda visto che la Fincantieri di Riva Trigoso-Muggiano starebbe per concludere con il Governo il rinnovo della flotta della Marina militare, commessa che occuperebbe le maestranze fino al 2020, mettendo a disposizione 5,4 miliardi di euro per la sostituzione di 51 unità della Marina, che progressivamente uscirebbero dalla flotta, prevedendo la costruzione di 14 nuove navi iper-tecnologiche”.

“È necessario che il Governo – azionista di Fincantieri – si attivi per individuare gli strumenti di difesa e di sostegno della cantieristica navale italiana che si rendano necessari per mantenere inalterati i livelli produttivi ed occupazionali dei cantieri italiani, con particolare riferimento al sito di Riva Trigoso. È l’ora di smetterla con la macelleria sociale del governo Renzi di pseudosinistra che con il suo jobs act non ha creato neppure un solo posto di lavoro. Bisogna ripartire da una seria politica industriale che questo governo, con l’invisibile ministra Guidi allo Sviluppo economico, ha dimostrato di ignorare totalmente presentando il conto della propria incapacità politica all’anello più debole della catena cioè ai lavoratori”.

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