Il processo

Alluvione 2011, il meteorologo di Tursi: “Scidone non chiuse scuole per tutelare amministrazione da critiche”

Il teste in aula: "Dopo le prime notizie sul Fereggiano il comitato era imploso e non era più in grado di prendere decisioni"

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Genova. “La decisione di non chiudere le scuole nonostante lo stato di calamità che si stava prospettando fu presa il 3 mattina dall’assessore Scidone che manifestò la preoccupazione politica per le polemiche che avrebbero certamente investito l’amministrazione ne caso gli eventi non si fossero manifestati, come era accaduto l’inverno precedente per l’allerta neve”. A dirlo è Alessandro Robbiano, meteorologo del Comune di Genova, che il 4 novembre 2011 aveva il compito, all’interno della sala emergenze di Tursi, di fornire aggiornamenti in tempo reale al comitato la situazione meteo in atto illustrando anche al comitato i bollettini di Arpal.

Ascoltato oggi per diverse ore nel processo per l’alluvione del 4 novembre 2011 che vede imputati per omicidio colposo, disastro e falso l’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi, l’ex assessore alla protezione civile Francesco Scidone e i dirigenti Giafranco Delponte, Sandro Gambelli e Pierpaolo Cha, Robbiano ha ribadito in sostanza quanto aveva già raccontato agli investigatori nel maggio 2013: “Le scuole erano comunque edifici sicuri disse Scidone e nessuno ebbe nulla da replicare. Non seguì alcun dibattito all’interno del comitato rispetto a quella scelta”.

Robbiano ha anche raccontato che la mattina 4 novembre quando arrivarono le gravi notizie sull’esondazione del Fereggiano il comitato praticamente smise di funzionare: “Era come imploso Eravamo una serie di persone presenti in una stanza senza alcun coordinamento, il comitato non esisteva più. Anche dopo che l’assessore Scidone uscì per andare in prefettura i componenti al tavolo riportavano le notizie al vicino si posto e il sistema divenne sempre meno gestibile”.

Robbiano ha anche ribadito le tensioni successive all’evento con l’esigenza di scaricare sui previsori dell’Arpal le responsabilità: “Ho colto già dalla sera del 4 novembre che ci fosse da parte di Scidone e altri l’intenzione di coinvolgere Arpal”. Già perché “quella sera scoprimmo per la prima volta per caso che l’Arpal, oltre ai bollettini ufficiali che inviava a noi, stava diffondendo dei ‘bollettini in corso di evento’ che in seguito scoprii che erano destinati alla stampa”. I bollettini definiti dal teste “più tranquillizzanti” seppur in un contesto di massima allerta. Il fatto che al comitato nessuno ne sapesse nulla fa arrabbiare parecchio l’assessore Scidone che a un certo punto sbotta: “Qualcuno cagherà sangue”.

Nessuno insomma al Comitato sapeva di quei bollettini quindi “non era possibile far riferimento a quei messaggi per dare colpe ad Arpal, dato che nessuno di noi li aveva mai visti fino al tardo pomeriggio”.

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