Genova. Pioveva e faceva freddo ieri a Genova, con un forte vento di tramontana che sollevava violentemente anche l’acqua della fontana di piazza De Ferrari. A pochi metri in largo Pertini il via vai sommesso di tanti clochard che scendevano le scale nella speranza di una doccia calda. Ma da ieri la saracinesca del Diurno è sbarrata. Ufficialmente solo per una settimana, ma in molti temono che lo stop possa essere definitivo.
Il Diurno di De Ferrari è attualmente l’unico di tutta la città. L’anno scorso gli accessi sono stati 16.900, 3.200 solo dal primo gennaio ad oggi, numeri vertiginosi che denotano come si tratti di un vero e proprio servizio sociale di prima necessità. Quattordici docce, due vasche da bagno oltre ai servizi igienici a disposizione di tutti ma soprattutto di chi vive per strada o di quanti hanno magari un alloggio precario ma poche possibilità di lavarsi. E che magari approfittano di una doccia calda per trovare rifugio per un poco dal gelo dell’inverno.
Ieri erano tutti lì, al riparo sotto i portici del Carlo Felice, a cercare di capire perché non potevano entrare. Con i lavoratori del centro, quattro in tutto, il rapporto è quasi di amicizia e non è facile spiegare loro cosa sta succedendo. Anche perché ai lavoratori stessi una spiegazione ufficiale non è stata data: gli è solo stato detto di prendersi una settimana di ferie e di mettere un cartello con la riapertura a lunedì. Proprio loro, per tutelare la sicurezza degli utenti, qualche mese fa avevano segnalato agli uffici competenti di Tursi la necessità di effettuare un paio di interventi di manutenzione: roba da poco conto, sembrava, ma i sopralluoghi dai tecnici invece, avrebbero portato a un preventivo di 200 mila euro di lavori. Soldi che il Comune non ha.
Per questo in tanti temono che la chiusura possa diventare definitiva. A cominciare dai consiglieri comunali Stefano De Pietro (M5S) e Alberto Villa (Pd) che ieri a Tursi avevano preparato due interpellanze urgenti. Ma l’assessore ai servizi sociali Emanuela Fracassi ieri non era in Consiglio. Tutto rimandato quindi, con buona pace delle centinaia di persone che vivono in strada.
“Sono senza cuore” dice un ragazzo che viene dal Marocco. “Grazie alla Caritas a alle associazioni riusciamo ad avere un po’ di cibo, ma riuscire a lavarci è più difficile e ancora di più trovare un posto per dormire”. “Vivo in un appartamento con altre persone – racconta un giovane senegalese – pago l’affitto ma l’acqua calda non c’è, così vengo qui a farmi la doccia tre volte alla settimana, ora spero per una volta di trovare un amico che mi faccia fare la doccia”. “Vogliamo poterci lavare, perché è una questione di dignità, non vogliamo salire su un autobus e vedere la gente che si allontana perché abbiamo un cattivo odore, ma il Comune deve aiutarci”.