Genova. “Non mi dimetto, ma è senza dubbio un’occasione persa”. Il capogruppo del M5S a Tursi, Paolo Putti, commenta con un po’ di amarezza il no di Grillo e Casaleggio alla sua proposta di chiedere ai liguri di scegliere il candidato che vorrebbero come presidente della Regione Liguria, anche tra figure esterne al movimento.
“L’appello che ho messo sul sito, dopo averlo inviato allo staff, è stato l’estremo tentativo di sollecitare il Movimento 5 Stelle a cogliere quest’opportunità. L’ho scritto confrontandomi con diverse persone e facendo molta attenzione a restare all’interno dei vincoli del movimento, proponendo un modello utilizzato già per il candidato alla presidenza della Repubblica e alla Corte costituzionale. Mi sembrava un’occasione e dovevo provarci fino in fondo”.
La partecipazione alle ‘regionarie’ dove i candidati consiglieri sono stati votati solo da 1300 persone già da sé denota che il sistema di pescare solo all’interno del movimento ha dei limiti: “Il movimento deve avere l’obiettivo di ridare una speranza alle persone contro questo sistema di potere, non possiamo accontentarci di mandare in Regione tre o quattro consiglieri, la gente è stufa e lo spazio per concorrere seriamente per il governo di questa Regione ci sarebbe stato”.
Come dimostra la battaglia sulla Gronda, fa capire il capogruppo dei ‘grillini’ genovesi, stare all’opposizione può non bastare più. “Nel momento in cui mi accorgerò che il M5S sarà come il paradosso di Zenone, con la freccia che non arriva mai al bersaglio, non avrò problemi a dimettermi”.
Per adesso Putti ingoia il rospo e da domani riprenderà a Tursi la sua battaglia sulla Gronda. Intanto oggi è arrivata anche la telefonata di Beppe Grillo: “Mi ha chiamato Beppe dicendomi ‘Vado qualche giorno in Europa e mi combini questo casino?’. Poi ci siamo confrontati. Gli ho detto come la penso ma lui ha ribadito che se candidassimo persone estranee al movimento sembreremmo come gli altri”.
Posizione che non ha convinto il capogruppo che però al momento evita il muro contro muro: “Certo se fossimo un movimento più maturo potremmo su questo punto proporre una votazione online. Ma non è così”. Discussione chiusa, quindi, e occasione persa per catalizzare lo scontento degli elettori dopo le primarie del centro sinistra. Le regole ‘dure e pure’ del M5S non consentono scorciatoie, anche se rischiano di far perdere entusiasmo sia agli attivisti sia a potenziali elettori.