Genova. Un’assemblea tesa. Così chi era presente descrive la direzione regionale del partito democratico che si è tenuta ieri sera. Lo schema è stato il medesimo della direzione provinciale, con la relazione del segretario, l’intervento della vincitrice delle primarie Raffaella Paita, poi quelli dei componenti della direzione, ad eccezione dei civatiani che, come già accaduto anche sabato durante la direzione provinciale, hanno scelto di non partecipare. Unico presente fra gli ’scissionisti’ il consigliere comunale Gianpaolo Malatesta, che ha non ha comunque preso la parola.
Prima del direttivo il segretario regionale Giovanni Lunardon aveva rimesso il suo mandato con un post sulla sua pagina Facebook: “Se penso di battermi per provare a ricomporre le lacerazioni che ci sono state – ha scritto ieri il segretario – è perché penso sia giusto. Il cupio dissolvi non mi è mai piaciuto e non concepisco situazioni irrecuperabili in politica. Nessun segretario tuttavia può svolgere un compito titanico come quello che ci aspetta in Liguria se non ha forza e consenso sufficienti. Quindi oggi farò la mia relazione con molta calma, ascolterò il dibattito con altrettanta calma e vedrò se esistono le condizioni per continuare il mio lavoro oppure se sia arrivato il momento di fare altre scelte”. Alla fine la direzione ha approvato la relazione del segretario, con i ‘paitiani’ che hanno deposto l’ascia di guerra almeno fino alla Regionali. La direzione ha anche votato un documento che prova a chiudere le polemiche sulle primarie, con il sostegno alla vincitrice Raffaella Paita e un passaggio che definisce il perimetro delle alleanza: “Siamo impegnati a costruire una coalizione con un impianto chiaramente di centrosinistra – c’è scritto fra l’altro – Non intendiamo includere forze di centrodestra, qualunque ne sia il nome, in questo percorso”.
Altro nodo affrontato ieri è quello genovese: la sconfitta di Paita a Genova impone un lavoro forte che partirà il 14 febbraio con una conferenza programmatica incentrata sul capoluogo ligure. Dopo la fiducia incassata ieri si allontanano quindi le voci di un commissariamento della segreteria regionale del partito. Sul punto il segretario del Pd genovese Alessandro Terrile, dato da qualcuno come possibile sostituto di Lunardon ha voluto fugare ogni dubbio: “Anzitutto le primarie non sono un congresso. Con i congressi scegliamo gli organismi dirigenti e con le primarie i candidati – chiarisce Terrile – e fare analogie o sovrapposizioni è sbagliato e pericoloso. Il segretario regionale ha ottenuto ieri la fiducia con una relazione coraggiosa e di prospettiva, quindi non c’è nessun commissariamento ma la volontà di lavorare tutti al fianco di Raffaella Paita e Giovanni Lunardon per vincere le elezioni regionali. E se il disagio resta palpabile l’unica soluzione è quella di “arrivare ad una discussione che sciolga dei nodi politici e porti un po’ dei contenuti del candidato che ha perso nel programma di chi ha vinto”.
Soluzione che però sembra non bastare ai civatiani, che disertano le direzioni e studiano insieme alla sinistra una strategia per presentare una candidatura alternativa a Raffaella Paita per le elezioni di maggio, scelta che potrebbe ad una loro espulsione dal partito, mettendo fra l’altro a quel punto in minoranza la componente non renziana all’interno della segreteria regionale.
“Credo che in un partito anche quando si pensa che si stiano prendendo delle decisioni sbagliate sia responsabile ed anche coraggioso partecipare alla discussione – dice il segretario del Pd genovese – sennò si rischia di perdere un po’ della dignità delle proprie ragioni”. E sull’eventuale espulsione Terrile rimanda il problema al partito nazionale: “Non credo che siano questioni che possano essere affrontate sul piano delle regole – dice – ma sul piano politiche. Certamente spetterà soprattutto al partito nazionale valutare come il vincolo che lega i dirigenti e i militanti di un partito la scelta di sostenere un altro candidato e ci atterremo alle decisioni che verranno prese dagli organi di garanzia”.