Nuova sentenza e ancora un maxi rimborso: altri 2 milioni di euro per gli ex medici specializzandi

Genova. Altre vittorie in Tribunale, nuove azioni collettive, ancora rimborsi. Il 2015 dei medici Consulcesi si è aperto con il botto. E l’unica realtà capace di cambiare la giurisprudenza in Italia e in Europa in favore dei medici ha fatto tappa oggi tappa a Genova per consegnare oltre 2 milioni a decine di camici bianchi, tutti ex specializzandi liguri. Gli assegni di rimborso – completamente esentasse – sono stati distribuiti ad oltre 20 professionisti genovesi nell’ambito di una sentenza che ha riconosciuto il diritto – sancito da una direttiva Ue, ma negato dallo Stato italiano – ad un totale di 66 medici. “Sono felice per i colleghi – ha dichiarato Enrico Bartolini, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri provinciale di Genova – e va riconosciuto che questo risultato è stato raggiunto grazie alla professionalità e alla competenza dei legali Consulcesi”.

Prosegue dunque il “Giro d’Italia dei rimborsi” con una nuova vittoria per i medici tutelati che ad oggi si sono visti riconoscere un totale di oltre 373 milioni di euro, 60 dei quali consegnati soltanto negli ultimi mesi nelle principali città italiane. Si tratta di una cifra che non ha precedenti e che, vista la mole di ricorsi presentati e la grande velocità alla quale ormai arrivano le sentenze, è destinata a salire ancora in brevissimo tempo. Basti pensare che il 2014 era iniziato con un totale di 327 milioni riconosciuti, saliti poi a 345 già ad aprile e a 362 lo scorso ottobre.

“Questa rapidità – spiega il legale Marco Tortorella – si deve sostanzialmente a due fattori: una giurisprudenza ormai consolidata e totalmente favorevole al medico ricorrente e la presa d’atto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Lo Stato, infatti, ormai paga spontaneamente e subito, già dopo la notifica della sentenza per risparmiare su spese e interessi”. Il rischio totale per le casse pubbliche supera infatti i 4 miliardi di euro. Al fine di evitare una simile eventualità, Consulcesi ha già ottenuto la presentazione di tre Disegni di legge volti a garantire il diritto dei medici ed evitare allo Stato un esborso eccessivo; diritto al risarcimento che spetta però solo a coloro che avranno fatto ricorso prima della trasformazione in legge. Va sottolineato che solo l’Italia non aveva applicato la direttiva in questione, creando una disparità a livello continentale molto sentita dai medici. Lo hanno testimoniato i tanti professionisti presenti. Tra questi anche il dottor Italo Francesco Borini, specializzato in chirurgia vascolare generale: “Oggi sono felice soprattutto perché una sentenza riconosce ciò che ci è stato ingiustamente negato e, avendo avuto un’esperienza internazionale, ne ho risentito in maniera particolare”.

“Ed è giusto sottolineare – ha affermato Sara Saurini, responsabile dell’Area Legale di Consulcesi – che non si tratta di un premio, ma del riconoscimento di un diritto che era stato negato, ma che non lo sarà più. A breve, infatti, non ci saranno più ex specializzandi senza rimborsi. La prossima azione collettiva per il rimborso degli anni di specializzazione non correttamente retribuiti – annuncia – è imminente. Sono già tanti gli OMCeO, gli Enti e le Società scientifiche che hanno aderito, ma sono migliaia i professionisti ancora in attesa di vedersi rimborsare ciò che è loro diritto ricevere. Resta alta la nostra attenzione anche sul fronte della mancata applicazione della direttiva europea 88/2003/CE relativa alle ore di lavoro in più. Dal 2008 i camici bianchi italiani sono gli unici professionisti a non vedersi riconosciuto il diritto di orari di lavoro e riposo consoni alle loro esigenze. Su questo fronte, Consulcesi, insieme agli studi legali nostri partner in Francia, Germania, Spagna e Inghilterra, sta vagliando e predisponendo azioni collettive – nei confronti dello Stato e non contro le aziende – a tutela dei medici sottoposti a turni massacranti. Per questo motivo, per qualsiasi informazione specifica sono già a disposizione oltre 350 avvocati e consulenti legali che rispondono gratuitamente al numero verde 800.122.777 e sul sito www.consulcesi.it”.

APPROFONDIMENTI

La vicenda risale agli inizi degli anni Ottanta, quando furono promulgate le direttive europee (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE) che imponevano a tutti gli Stati membri di corrispondere il giusto compenso ai medici durante gli anni della scuola di specializzazione in medicina. Nonostante l’obbligo entrasse in vigore all’inizio del 1983, lo Stato italiano non ha corrisposto le borse di studio dovute ai medici immatricolatisi tra gli anni accademici 1982-1983 e 1990-1991. Più di recente si è aperto anche un secondo fronte per coloro che si sono iscritti tra il 1994 e il 2006. In quest’ultimo caso le borse di studio sono state pagate, ma non comprendevano il riconoscimento della rivalutazione periodica, delle coperture previdenziali e assicurative e delle differenze contributive. Il mancato adempimento ha creato un enorme contenzioso di fronte ai tribunali di tutta Italia da parte dei camici bianchi ingiustamente discriminati.
Il mancato rispetto delle precise indicazioni contenute nelle direttive ha anche portato a una condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia europea, con le sentenze del 25/02/1999 e del 03/10/2000.

Consulcesi, oltre a essere attiva da 20 anni sul fronte della difesa dei diritti dei camici bianchi e ad aver già ottenuto sentenze positive per migliaia di medici, per un totale di oltre 373 milioni di euro, ha anche coinvolto il mondo politico e istituzionale per trovare una soluzione definitiva alla questione. Dopo due Disegni di legge già all’attenzione del Parlamento e volti a trovare un accordo transattivo – valido però solo per coloro che avranno presentato domanda presso le sedi giudiziarie competenti – nelle ultime settimane se n’è aggiunto un terzo. È stato depositato al Senato dalla principale forza di governo, a riprova di un interesse bipartisan alla risoluzione del problema. Si tratta in tutti e tre i casi di una soluzione valida, l’unica praticabile per garantire allo stesso tempo i legittimi interessi dei medici che non hanno ricevuto quanto loro dovuto e l’esigenza dello Stato di contenere i costi.

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