Politica

Gronda, taglia e cuci sulla delibera: “mediazione” per salvare la giunta Doria

gronda di ponente

Genova. Sarà un inizio anno ad alta tensione quello di palazzo Tursi chiamato nei prossimi giorni ad esprimersi sull’opera infrastrutturale più contestata degli ultimi anni, la Gronda di ponente. Un’opera su cui lo stesso sindaco di Genova ha fin dall’inizio del suo mandato manifestato più di una perplessità e rispetto alla quale ancora pochi giorni fa nella conferenza stampa di fine anno, ha ribadito che “serve una riflessione profonda sulle ricadute ambientali”.

Un voto che rischia di far traballare la maggioranza di via Garibaldi, come è già accaduto in commissione lo scorso 16 dicembre dove il sì alla delibera è arrivato grazie al voto favorevole di Pdl, Pd, Gruppo misto, Udc e Lista Musso, e quello contrario di Lista Doria, Sel, Federazione della sinistra e Movimento 5 Stelle. Schieramento che se si ripeterà in aula rossa il prossimo 13 gennaio, quando il documento approderà in consiglio comunale, rischia di schiantare la maggioranza del sindaco. Per questo si tenta di correre ai ripari in questi giorni lavorando a un documento che possa ricompattare, almeno in parte, la sinistra. Come? Sfumando quanto più possibile la delibera che si occupa nella sostanza delle tutele per gli ‘interferiti’, cioè per quelle famiglie e imprese che da diversi anni vivono in una sorta di limbo senza sapere se la loro abitazione verrà abbattuta o meno, ma che nelle lunghe premesse è comunque un sì deciso all’opera.

Così un taglio di forbice di parte di queste premesse, a partire dalla prima riga in cui la gronda viene definita “uno degli elementi centrali della pianificazione del territorio” potrebbe far rientrare alcune delle forze ‘ribelli’, come la lista del sindaco o parte di Sel. Non solo nel ‘maxiemendamento’ in cui si discute proprio questo pomeriggio verranno probabilmente inseriti la richiesta di un approfondimento di carattere ambientale e idrogeologico alla luce delle recenti alluvioni e chiarimenti sulle opere compensative: “Attualmente l’unica opera compensativa prevista – spiega il vicesindaco Stefano Bernini – è costituita da un campo fotovoltaico di 25 ettari, impensabile su un territorio come quello genovese ma anche interventi programmati sul tracciato esistente”.

Ancora, nel documento si tornerà a parlare del declassamento del tratto di A10 interessato dal raddoppio e un accento particolare verrà posto sul nodo di San Benigno anche se questione del cosiddetto ‘primo lotto’ verrà affrontata solo successivamente, “non nella conferenza del 23 gennaio – chiarisce Bernini – che sarà dedicata solo agli interferiti – ma in quelle successive quando si entrerà nel merito dell’opera e, insieme al ministero dei Trasporti, dovremo decidere se l’opera verrà realizzata a lotti partendo dal nodo di San Benigno, che è quello più critico per la viabilità cittadina”.

“Il tentativo di mediazione – dice Antonio Bruno, capogruppo della Federazione della Sinistra – è a questo punto difficilissimo. L’unica possibilità è che alla delibera venga cambiato il titolo in cui si parla di un via libera per l’approvazione del progetto definitivo e si condivida una delibera relativa al primo lotto, in caso contrario il mio voto sarà contrario”. E se è vero che con i voti del centrodestra la delibera sulla Gronda, qualunque sia, è destinata a passare comunque, le pressioni del partito democratico sul sindaco rispetto all’opera sono da sempre molto forti con la minaccia nemmeno troppo velata di far cadere la Giunta.

Secondo i ben informati lo spartiacque vero sarà l’11 gennaio con la scelta del candidato di centrosinistra per le prossime regionali. Sarà probabilmente la ‘fazione’ vincente a decidere il futuro della giunta di Tursi. Ma il segretario del Pd genovese Alessandro Terrile preferisce scindere le questioni: “Le due cose vanno tenute separate ma è vero che se dei 9 consiglieri comunali che siedono a sinistra del partito democratico nessuno martedì votasse a favore della delibera si porrà un problema molto serio per la maggioranza di Tursi. Non è questione di voti e neanche della Gronda in sé, che avrà comunque un iter lungo e ancora interro, ma sarebbe un problema politico”. E se è certo che la federazione della sinistra e Gian Pastorino di Sel manterranno quasi certamente il loro no, il Pd chiede che la maggioranza di centro sinistra resti tale. Dando ancora dei numeri: “Se su 9, 7 votassero la delibera sarebbe ottimo, se non saranno 7 devono essere almeno 5 o 6”.

Il primo passaggio cruciale è quello di venerdì, dove il nuovo documento sarà votato dalla commissione Territorio, dove dovrebbero essere auditi anche i municipi interessati, ma a quanto pare, non si presenteranno (“Riteniamo questo atteggiamento sorprendente e non condivisibile – dice Antonio Bruno – ma evidentemente questa delibera provoca parecchio disagio tra gli amministratori dei territori”). Poi martedì 13, subito dopo le primarie, il voto in aula rossa.

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