Giorno della Memoria, in Regione seduta solenne per ricordare la Shoah

Regione. Si è svolta questa mattina la seduta solenne del Consiglio regionale per ricordare la persecuzione nazista durante la seconda Guerra Mondiale. In aula il drammatico ricordo di chi, allora bambino, scampò alla morte ma subì la perdita di familiari e amici.

Il presidente dell’Assemblea legislativa Michele Boffa ha aperto i lavori chiedendo di osservare un minuto di silenzio “in segno di deferente omaggio per le vittime dell’olocausto del popolo ebraico, per i deportati civili e militari nei campi di concentramento, per tutti i perseguitati per ragioni razziali, religiose e politiche e per tutte le vittime della barbarie nazista”.
Il presidente ha, quindi, rivolto un saluto agli ospiti del Consiglio regionale: “L’anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz è Giorno della memoria perché racchiude un messaggio universale che supera ogni credo politico, ogni fede religiosa, ogni convincimento intellettuale o filosofico: la comunità umana fonda la convivenza civile e la sua stessa ragione di esister non sull’intolleranza, non sull’egoismo e la prevaricazione, ma sulla libertà di ogni singolo uomo e sul rispetto reciproco”. Citando il libro-intervista a Liliana Segre il presidente ha aggiunto: “Fare memoria non è solo un diritto, è un dovere, un atto di giustizia. La memoria rende coloro che hanno sofferto liberi di rendere la loro testimonianza, affidando all’intelligenza e alla sensibilità delle nuove generazioni la speranza di un domani migliore”.

L’assessore Enrico Vesco ha letto il messaggio del presidente della giunta Claudio Burlando, trattenuto a Roma da “un appuntamento decisivo per l’avvio di un’opera pubblica che la nostra regione aspetta da troppo tempo”. Nel messaggio il presidente ha assicurato: “Resta oggi e resterà sempre il mio impegno per reagire in modo forte a ogni segnale di antisemitismo e per tenere vivo il ricordo e la conoscenza approfondita dell’abisso in cui era caduta la civiltà europea con l’Olocausto”.

Il momento più toccante della cerimonia è stato quando Piero Dello Strologo, presidente del Centro culturale Primo Levi, e Elisa Della Pergola, la cui famiglia ebrea fu perseguitata durante l’occupazione nazista, hanno descritto la Shoah come l’hanno vista da bambini quali erano all’epoca delle persecuzioni razziali. Dello Strologo ha ricordato quando nel 1935 venne inaugurata la comunità ebraica di Genova. “Sembrava l’inizio di un momento felice per l’ebraismo in Italia ma, appena tre anni dopo, nel 1938, tutto cambiò anche per le pressioni di Hitler su Mussolini. Quest’ultimo, nel febbraio, inviò un’informativa alle prefetture: gli ebrei italiani occupano troppi posti importanti rispetto alla loro presenza numerica nella società italiana. Da allora fu un crescendo di orrore: nel luglio venne pubblicato il “Manifesto della razza” dove alcuni “scienziati” stabilivano che esistono razze umane e che il popolo italiano è di pura razza ariana. Subito dopo venne effettuato un censimento e tutti gli ebrei italiani furono invitati a presentarsi alle autorità per essere schedati. Nel settembre del ‘38 il momento più tragico per un bambino come ero io: un decreto legislativo vietò l’iscrizione dei bambini ebrei alle scuole e tutti gli insegnanti ebrei vennero espulsi. La comunità ebraica di Genova cercò di adattarsi, creò una propria scuola elementare, ospitata alla De Scalzi: gli ariani frequentavano alla mattina, gli ebrei nel pomeriggio entrando da un altro lato”.

“Ero molto piccola – ha esordito Elisa Della Pergola – quando mio padre tornò a casa e ci disse che l’Ilva lo aveva licenziato perché ebreo. In casa era il solo stipendio e c’erano due bambine da mantenere. Agli ebrei era vietato lavorare negli uffici pubblici e, addirittura, ascoltare la radio. Al convitto Colombo stavamo nei banchi in fondo alla classe. Mia sorella si sedette in prima fila, la professoressa la allontanò e poi provvide a disinfettare il banco per prevenire il contagio”.

Poi iniziò la guerra e i bombardamenti: “Nel 1942 – riprende Dello Strologo – una bomba incendiò il negozio di tessuti di mio padre in via San Lorenzo. Iniziammo a fuggire, prima a Santa Margherita dove, però, arrivarono presto i rastrellamenti tedeschi, poi in Svizzera”. In questo pellegrinaggio i profughi incontrarono molta ostilità, ma anche solidarietà da parte di persone che per aiutarli rischiarono la deportazione e la vita. “Ai muri erano affissi dei manifesti – ricorda Della Pergola – in cui era scritto che coloro che aiutavano ebrei avrebbero ricevuto lo stesso trattamento. C’erano persone che facevano i delatori, che cercavano gli ebrei per denunciarli e ricevere il premio. Mio padre ingenuamente sosteneva: “io non ho fatto nessuno e nessuno farà male a me”. Ma venne arrestato: aveva 50 anni, troppi per lavorare in un campo di concentramento, lo uccisero subito. Tanti ci aiutarono nella nostra fuga: il postino di Campomorone, poi diventato sindaco, il parroco, alcune suore. Poi un giorno ci chiamarono dalla strada: era finita, arrivavano i soldati americani e i partigiani scendevano dalle montagne. Noi bambine iniziammo ad applaudire forte e alla sera la pelle delle nostre mani era spaccata. Dopo la Liberazione, una giornata che non dimenticherò mai, noi ebrei ci riunimmo in una sala: i visi noti erano pochi, i posti vuoti tanti. La sensazione di non trovare più i compagni di un tempo fu terribile. Non dobbiamo dimenticare tutto questo, particolarmente ora che stiamo vivendo un periodo storico difficile in cui il razzismo, purtroppo, sta rispuntando”.

Infine si è svolta la premiazione degli studenti vincitori della ottava edizione del concorso “27 gennaio: Giorno per la Memoria”, indirizzato agli allievi degli istituti di scuola media superiore della Liguria e finanziato attraverso la legge 9 del 16 aprile 2004 del Consiglio regionale. Il prossimo mese i ragazzi saranno accompagnati dal presidente Boffa nei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Alla seduta hanno assistito le autorità civili, militari e religiose della Liguria.

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