Genova. L’emittente Primocanale mette in cassa integrazione i suoi 34 dipendenti. Lo rende noto un comunicato dell’associazione dei giornalisti liguri “Il ricorso all’ammortizzatore sociale in deroga è stato concordato dopo che l’azienda ha presentato una procedura, per il momento sospesa, di licenziamento collettivo per la riduzione di ben 13 unità tra tecnici e giornalisti. La giustificazione: la crisi morde, la pubblicità diminuisce, i contributi per l’editoria sono stati ridotti. Quasi tutto vero: le misure di sostegno per l’emittenza televisiva locale (che pure hanno subito una contrazione) dovrebbero essere un aiuto alle aziende editoriali dell’emittenza televisiva privata, e non il pilastro dei loro bilanci; non può essere che l’entità dei finanziamenti pubblici sia messa in correlazione con il costo del lavoro di queste aziende”.
“Ma al di là delle motivazioni addotte – dice il sindacato – la realtà dei fatti è che Primocanale ricorre agli ammortizzatori sociali (se non al licenziamento) per i dipendenti regolarmente assunti e consegna il suo palinsesto dei programmi giornalistici a pensionati, che sono collaboratori a vario titolo dell’emittente televisiva. Un modo di agire che appartiene anche ad altri. Nei giorni scorsi è stato licenziato da Telenord il collega Enrico Cirone, ma anche in quell’emittente televisiva continuano le collaborazioni di colleghi pensionati”.
“E’ un danno per i colleghi dipendenti, che vedono sempre più a rischio il proprio posto di lavoro – prosegue la nota della Fnsi ligure – e quasi nessuna possibilità di ricollocazione nell’ambito del territorio ligure; un danno per l’Istituto di previdenza giornalistica, il cui monte contributivo è eroso anche da queste situazioni e che in futuro, probabilmente, sarà costretto a rivedere il suo sistema di welfare; un danno alla collettività che sempre più diventa socia maggioritaria di emittenti che hanno deciso di vivere di ammortizzatori sociali e di contributi pubblici”.
“Ed è una ferita profonda al patto generazionale – conclude il sindacato dei giornalisti – per cui il lavoro delle giovani generazioni serve a pagare la pensione di chi è uscito dal perimetro occupazionale. Continuando su questa strada, difficilmente potrà essere ancora mantenuto il patto su cui si regge il rapporto tra giovani lavoratori e pensionati”.