Genova. Disponibile già da giocare a Torino, con l’obiettivo di dare il proprio contributo per consentire alla Sampdoria di mantenere questa posizione di classifica. La pensa così Samuel Eto’o, presentato in pompa magna all’Auditorium dell’Acquario di Genova. Il campione camerunense, con 365 gol in carriera (309 con maglie di club e 56 in Nazionale), indosserà la maglia numero 99.
“Ariecchice”. Il presidente Ferrero arriva con la maglia numero 101, ed è il primo a parlare: “Lui non ha bisogno di commenti. Ho fatto una corte spietata a questo ragazzo e alla fine ha accettato. Arrivai qui 7 mesi fa con la maglia numero 10, adesso ho quella con il 101: questa è la carica dei 101. Ringrazio Genova!”. Il presidente lancia la stoccata: “Non ci sono solamente Juventus, Roma, Milan, Inter, le solite note. Siamo la Sampdoria, noi non temiamo nessuno. Vogliamo rispetto. Amiamo il calcio e stiamo cercando di portare la gente allo stadio”.
Il racconto di com’è andata la trattativa sta nelle parole dello stesso Eto’o: “Ho visto per la prima volta il presidente a Londra, appena l’ho incontrato non pensavo neanche che fosse il presidente della Sampdoria, gli piaceva scherzare, mi ha fatto stare subito a mio agio. Mi ha convinto perché voglio sognare insieme a lui il più a lungo possibile, anche per lo scudetto. Ferrero può sognare, l’ho sempre fatto nella mia vita, arrivo dal Camerun, uno dei Paesi più poveri del mondo”. Il presidente l’ha incontrato quando già c’era stato un contatto con l’avvocato Romei, già conosciuto all’Inter e la Sampdoria è stata preferita all’Everton, perché l’Italia è il secondo Paese per Eto’o.
Il calcio italiano è in crisi, un discorso che la stella del Camerun aveva già sentito quando era arrivato all’Inter (“Moratti per me è stato un padre”, dice): “Eppure abbiamo vinto tutto di lì a poco”.
La scelta del numero 99 è presto fatta: “Di solito porto il 9, ma lo ha mio fratello Okaka e visto che all’Anzhi avevo già questo numero ho optato per il 99”.
Un campione che, come ha detto Mihajlovic, deve calarsi nella realtà della Sampdoria, una squadra già forte: “Le ambizioni iniziali della società non erano il terzo posto, ma visto momento in cui siamo, possiamo pensare di fare molto bene”. Un personaggio forse troppo ingombrante che rischia di minare l’armonia dello spogliatoio blucerchiato? “Voglio aiutare il gruppo, essere un leader nell’ombra, portare la voglia di vincere, perché volere è potere”.
Mihajlovic come Aragones, il grande allenatore spagnolo. È questa l’impressione che ha avuto la stella camerunense dopo il primo allenamento: “Mi ha parlato come un uomo vero. È stata una bella sorpresa”.
Arriva anche la domanda cinematografica: “Un film su di me? Il presidente non è obbligato a fare niente, io farò di tutto per far bene in campo”.