Genova. Nonostante fosse in regime di semilibertà, aveva organizzato un lucroso sistema usuraio, che coinvolgeva numerose persone, tra cui un imprenditore di Asti. Il tasso di interesse normalmente praticato era fissato al 10% mensile del capitale prestato e a garanzia del debito l’uomo era solito pretendere l’emissione di titoli bancari o altre utilità. In un caso ha anche ricevuto dalla sua vittima preziose opere d’arte.
Per questo motivo, personale del Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Genova ha eseguito un sequestro preventivo di beni mobili, tra cui auto e moto, conti correnti nonché somme di denaro, per un valore complessivo di oltre 300 mila euro, nella disponibilità di Pasquale Potorti, 63enne originario di Casignana, già condannato alla pena dell’ergastolo per concorso in omicidio, traffico di sostanze stupefacenti ed altro. Il malvivente, per sfuggire ai sequestri, aveva nei mesi scorsi trasferito alcuni beni al figlio e alla sorella, entrambi residenti a Genova, ed entrambi indagati dall’autorità giudiziaria.
Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Genova, che ha suffragato le attività investigative condotte dalla DIA.
Potorti, nell’ottobre 1977, aveva preso parte al gruppo di fuoco che, nel tentativo di far evadere il criminale Cesare Chiti, noto come “il boia delle carceri”, luogotenente del più famoso Marietto Rossi, assaltò a colpi di mitra la colonna che stava trasferendo il detenuto dal carcere di Marassi. Nella sparatoria venne ferito il brigadiere dell’Arma dei Carabinieri Ruggiero Volpi, deceduto pochi giorni dopo.
Ma la sua “carriera” non finisce qui. Nell’ottobre del 2012, pur essendo detenuto nel carcere genovese di Marassi, dal quale usciva la mattina, formalmente per andare al lavoro, per farvi ritorno la sera, reinvestiva i proventi del lavoro “onesto” nello spaccio. Reato per cui è stato recentemente assolto.