Genova. Dopo aver scontato 12 anni di carcere, per Michele Arcangelo Conte, 49enne con precedenti penali per omicidio, incendio aggravato, maltrattamenti in famiglia e minacce, noto alle cronache per aver ucciso la compagna di allora a coltellate, sono di nuovo scattate le manette.
L’arresto, condotto dalla polizia genovese, è avvenuto la notte della vigilia di Natale, mentre si trovava ancora nel portone della sua nuova vittima, una donna con cui in passato aveva avuto una relazione.
E’ stata proprio la donna, allarmata dallo strano comportamento del 49enne, che già in precedenza si era appostato vicino a un muretto con l’intento di spiarla dentro casa, a chiamare gli agenti. Inoltre, il giorno prima si era presentata negli uffici della Squadra Mobile raccontando nel dettaglio le vessazioni subite da Conte, con cui, recentemente aveva avuto una relazione sentimentale, interrotta anche per i comportamenti ossessivi dell’uomo che poi, incapace di accettare la fine della storia, aveva iniziato a perseguitarla, controllandone gli spostamenti, nascondendosi sotto la sua abitazione per spiarne i movimenti e minacciandola a più riprese, anche nel cuore della notte.
Accertati i fatti e svolte e le successive indagini, Conte veniva denunciato per “stalking”, delitto che prevede l’arresto in flagranza del reato. Nella tarda serata del 24 dicembre, la vittima, dopo essersi accorta della presenza minacciosa dell’uomo vicino a casa sua, ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Di qui l’arresto da parte degli uomini delle Volanti e della Squadra Mobile di Genova.
Nel 2004 Conte si era reso responsabile dell’efferato omicidio dell’allora convivente Roberta Bardin, raggiunta da 22 coltellate al petto e all’addome dopo una lite nella casa di Villafranca, località di Garlenda, nel savonese. Ossessionato da una vita di coppia piena di incomprensioni, colto da un raptus improvviso, colpì la donna con cinque fendenti al petto. Il figlio di soli dieci anni aveva trovato il corpo della madre in un lago di sangue e aveva lanciato l’allarme. Nel frattempo Conte si era recato da un avvocato albenganese per confessare. Nell’ottobre 2006 la sentenza d’appello ridusse la condanna da sedici a dodici anni, poi ridotta ulteriormente di tre anni con l’indulto, espiati nel carcere di Marassi.
A giugno del 2007 Conte fu nuovamente condannato per tre anni e quattro mesi di carcere per maltrattamenti in famiglia, in relazione ad un episodio avvenuto il 22 gennaio del 2004, quando dopo una lite aveva messo le mani intorno al collo della Bardin, che era però riuscita a fuggire e a denunciarlo. All’origine della lite il fatto che Conte non le perdonava di aver interrotto una gravidanza.