Sanità, Uil Liguria: “Non demolire il servizio pubblico per favorire interessi privati”

Lella Trotta, segretario confederale Uil Liguria

Liguria. “Con il PD spaccato, e che si astiene, è passato in Commissione consiliare regionale un regalino per pochi primari o medici che intendono continuare a fare i propri interessi alle spalle del pubblico e dei cittadini che pagano le tasse per un servizio accessibile a tutti”. Queste le parole di Lella Trotta, segretario Uil Genova e Liguria.

Nel lavoro pubblico è vietato il doppio lavoro, salvo i dipendenti con rapporto di lavoro part-time al 50%. “Solo i medici possono scegliere se fare attività esclusiva per l’azienda sanitaria, svolgendo anche attività pubblica intramuraria o in regime di ‘rapporto di lavoro non esclusivo’ che permette di lavorare come e dove vogliono alla fine dell’orario di lavoro. Le normative sanitarie prevedono un unico punto fermo: la ‘fedeltà’ dei medici dirigenti, ovvero il rapporto di lavoro esclusivo dei primari. Il consigliere regionale Ferrando, primario in aspettativa, ed altri avevano già presentato un emendamento alla normativa sanitaria. Per forzare le tappe ieri è stato votato un nuovo emendamento alla Legge Finanziaria regionale in corso di approvazione, modifica presentata dai consiglieri Ferrando, Muratore e Marsella”, prosegue Trotta, che definisce l’emendamento una “furbata” che pare debba andare al voto in Consiglio Regionale il prossimo venerdì.

“Rendendo operativa una scorrettezza istituzionale che passerebbe inosservata tra le righe del corposo bilancio regionale, anziché essere discussa e compresa dai cittadini. Ma questo atto modifica e distorce il rapporto di fiducia tra medico pubblico e paziente, toglie fiducia ai medici che scelgono di svolgere un servizio pubblico in cui credono, favorendo ingiustamente i grandi ‘fatturatori’ che tendono a far soldi come unico scopo professionale, trafugando clienti dal servizio pubblico al privato. Questo emendamento al bilancio regionale peggiora addirittura quello precedente: vieta il rientro a rapporto esclusivo nei tre anni precedenti al pensionamento (contrario ad ogni norma, anche di buon senso)”, sottolinea la segretaria confederale.

“L’Assessore Regionale alla Sanità, Claudio Montaldo, aveva espresso un fermo parere negativo ma il lavoro delle lobby e l’appartenenza alla categoria medica di molti consiglieri, ha fatto prevalere in commissione questi interessi particolari sugli interessi della collettività – conclude – Venerdì mattina pare che tutto ciò verrà messo al voto in Consiglio Regionale: rimangono pochi giorni per non smontare il servizio pubblico a favore di interessi privati”.

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